Dopo 25 anni rivince il Bayern

Dopo 25 anni Il Bayern di Monaco torna al successo nella Champions League 2000-2001 superando ai calci di rigore il Valencia di Hecton Cuper. La gara decisiva per l’assegnazione del titolo, una delle più deludenti della storia, è caratterizzata dai calci di rigore. Tre sono quelli assegnati nei tempi regolamentari, uno trasformato da Mendieta, uno fallito da Scholl e un altro realizzato da Effenberg, per il pareggio che non cambierà più fino ai calci di rigore. L’ottimo numero uno  Kahn fa la differenza consegnando la prestigiosa coppa ad un Bayern che, seppur opaco in finale, legittima il successo grazie alle vittorie nei quarti e in semifinale sulle ultime due squadre vincitrici, Manchester United e Real Madrid. Per Cuper è la terza finale perduta consecutivamente dopo quella con il Maiorca in coppa Coppe e le due con il Valencia in Champions League.

Il Bayern arriva alla sfida finale dopo aver superato nella prima fase a gironi gli  abbordabili francesi del Paris Saint Germain, i norvegesi del Rosenborg e la rivelazione svedese Helsinborg, che nei preliminari hanno fatto fuori l’Inter. Nella seconda fase i bavaresi fanno ancora il rullo compressore con il solo Arsenal a duellare ad armi pari. Nei quarti il Bayern si fa sorprendere in Turchia dal Galatasaray 3-2, sistemando le gerarchie con un perentorio 3-0 a Monaco. Finalmente un avversario di pari grado in semifinale dove i campioni in carica del Real vengono sconfitti sia al Bernabeu 1-0, rete di Elber, che all’Olimpyastadium per  2-1.  Il cammino del Valencia nei primi due turni nella fase a gironi è abbastanza agevole, e nei quarti e semifinali deve far fronte a due temibili inglesi. Prima l’Arsenal e poi il Leeds devono fare i conti con i sorprendenti uomini di Cuper, che per il secondo anno consecutivo arriva in finale.

A Milano nella splendida cornice del Meazza il match conclusivo. Pronti, via e il protagonista diventa subito l’arbitro Jol, due rigori in sei minuti. I primi, non gli unici. Il rigore al Valencia è dubbio e generoso. Perché se Patrick Andersson colpisce con la mano è certamente vero che in tutti i modi prova ad evitarlo. E se l’arbitro olandese Jol intende invece punire la morsa Andersson-Lizarazu, nella quale finisce Mendieta, allora è una decisione fiscale e iniqua. Il successivo rigore del Bayern è giusto e inevitabile. Perché Angloma stende Effenberg quando accelera sul lato corto dell’area. Mendieta trasforma, mentre Scholl tira centrale e basso proprio sui piedi di Canizares. Dallo 0-1 in avanti, la partita vive una storia rovesciata. Quello che avrebbe voluto fare il Bayern, attesa e rovesciamento, tocca al Valencia, per il resto attentissimo ad attestarsi dietro la linea della palla e del 4-4-2. I limiti tattici dei tedeschi emergono proprio nella loro ricerca dell’uno contro uno quando l’avversario è schierato con tutte le sue guarnigioni pronte a soffocare gli spazi. Infatti, di pericoloso, non è rimasta che una punizione di Scholl dalla trequarti sinistra dell’ al trentesimo e, cinque minuti prima, un diagonale di Elber sull’unico movimento in profondità esercitato dal brasiliano.

Il Valencia, intanto, aspetta. Il contenimento degli spagnoli diventa esplicito all’ inizio di ripresa quando Cuper toglie Aimar, un centrocampista offensivo, per inserire il più protettivo Albelda. Mossa che appena cinque minuti dopo è vanificata da un secondo, capitale errore dell’ inadeguato Jol. Il rigore che assegna per un fallo di mano di Carboni,è viziato da una spinta di Jancker, subentrato a Sagnol, ai danni dell’ italiano del Valencia. La trasformazione di Effenberg non fa che ripristinare la simmetria mancata nel primo tempo, però non riaccende una sfida che resta di livello assai modesto. Poco più che stucchevoli i supplementari. Infine i rigori. E qui, alla fine di una lunga serie di errori iniziata da Paulo Sergio e completata da Pellegrino, Kahn si esalta e con tre parate permette al Bayern di festeggiare.

San Siro aspettava in finale una delle quattro italiane ma nessuna, dall’Inter al Milan, dalla Juventus alla Lazio, è riuscita a superare il secondo turno.
L’Inter di Lippi addirittura viene estromessa all’ultimo turno di qualificazione dagli sconosciuti svedesi dell’Helsingborgs con il clamoroso errore-qualificazione di Alvaro Recoba. Una Juventus nervosissima finisce ultima di un girone non irresistibile con Deportivo La Coruna, Panathinaikos e Amburgo. Lazio e Milan invece passano il turno ma non accedono ai quarti. I rossoneri finiscono terzi dietro Deportivo La Coruna e Galatasaray e la Lazio addirittura ultima nel girone con Real Madrid, Leeds e Anderlecht.
Gli unici acuti del Milan sono la vittoria al Nou Camp contro il Barcellona nel primo turno per 2-0 e quella a La Coruna contro il Deportivo nel secondo turno per 1-0, il tutto però sprecato dalla sconfitta in Turchia contro il Galatasaray per 2-0 nella gara decisiva per il passaggio ai quarti. La Lazio invece vanifica una possibile qualificazione con tre sconfitte iniziale contro l’Anderlecht a Bruxelles, il Leeds all’Olimpico e il Real Madrid al Bernabeu.

Marco Patruno

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