Il tredicesimo Campionato del Mondo è assegnato al Messico, che così diventa il primo paese a ospitare la manifestazione per due volte. Terribili terremoti sono stati da preludio al torneo, ma gli stadi non sono stati danneggiati e si è deciso di andare avanti. Lo spettacolo può così cominciare. E lo spettacolo ha un nome e un cognome: Diego Armando Maradona. L’Argentina è inserita nel girone dell’Italia. La nostra nazionale, campione del mondo in carica, nella gara inaugurale incappa in uno scialbo pareggio con la Bulgaria. Bearzot ha dato fiducia ai “vecchi” di Spagna, inserendo qualche giovane rampante: De Napoli, Vialli, Galderisi. Pareggiamo con l’Argentina di Maradona e ci giochiamo una qualificazione che sembrava ormai scontata con la Corea del Sud, battuta per 3-2. Andiamo avanti, con fatica, ma andiamo avanti.
Il Messico, inserito nel girone B, vince il proprio raggruppamento davanti a Paraguay e Belgio, che sarà ripescato. Passano U.r.s.s. e Francia di “le Roi” Platini. Vanno avanti il Brasile e la Spagna e nel gruppo E si fa strada una debuttante assoluta: la Danimarca che si qualifica davanti alla Germania. Nel gruppo H passano Marocco e Inghilterra, per i marocchini è una qualificazione storica, infatti è la prima squadra del “Continente Nero” che approda agli ottavi dei mondiali.
Ottavi. Partiamo dalla nostra nazionale: affrontiamo la Francia. Bearzot affida a Beppe Baresi la marcatura dello spauracchio Platini. Risultato? Baresi non lo vede mai, 2-0 con reti di Platini, appunto, e Stopyra. Torniamo a casa e si conclude così lo splendido ciclo di Bearzot. Il Messico liquida la Bulgaria 2-0. Rocambolesca partita fra U.r.s.s. e Belgio conclusasi ai supplementari 4-3 per i belgi. Brasile e Inghilterra passeggiano rispettivamente su Polonia 4-0 e Paraguay 3-0. Una Germania ancora con il freno a mano tirato elimina un onorevolissimo Marocco con una rete di Matthaus. Saluta il mondiale anche la Danimarca travolta per 5-1 dalla Spagna (con 4 reti di Butragueno). Derby sudamericano tra Argentina e Uruguay, deciso da un gol di Pasculli. Argentina ai quarti.
Quarti: finisce l’avventura del Messico che, forse, si emoziona davanti ai tedeschi: 0-0 e poi 4-1 dopo i calci di rigore. I rigori sono fatali anche alla Spagna, eliminata dal Belgio. Puro spettacolo tra Francia e Brasile: Careca porta in vantaggio i carioca e Platini pareggia per i galletti. Si va ai calci di rigore che condannano il Brasile per un’altra cocente delusione. 22 giugno 1986: Argentina-Inghilterra 2-1. La partita che consacra Maradona: porta in vantaggio la sua squadra con un astuto tocco di mano ( per gli argentini la mano di Dio, vendicatrice della sconfitta subita dagli inglesi nelle Falkland), e quattro minuti dopo si fa “perdonare” la marachella dribblando da nord a sud tutta l’Inghilterra, per il più bel gol di tutti i tempi. C’è spazio ancora per la rete della bandiera firmata da Lineker (capocannoniere a fine torneo).
Semifinali. Ci pensa ancora Diego a sistemare le cose: doppietta fantastica al Belgio e Argentina in finale. Nell’altra semifinale, tra Germania e Francia, tutti si aspettano lo stesso pathos di quattro anni prima a Siviglia. Non ci sarà storia, la Germania affonda i francesi con due reti di Brehme e Voller.
Estadio Atzeca, 29.06.1986: è il giorno della finalissima fra Argentina e Germania. Gli argentini partono forte: Brown al 22′ e al 55′ Valdano portano sul 2-0 l’Argentina. Quando la coppa sembra prendere la strada di Buenos Aires, si svegliano i tedeschi: prima Rumenigge e poi Voller pareggiano il conto. Un altro micidiale lancio di Maradona innesca Burruchaga che a due minuti dalla fine insacca il gol vittoria. Per la Germania non c’è più tempo per recuperare, la coppa del mondo è dell’Argentina, ma soprattutto di Maradona, il più grande genio sregolato mai visto su un campo di calcio.
Marco Patruno