Chi va per mare lo sa. Radar e GPS hanno reso più sicura la navigazione, ma nulla potrà mai sostituire la luce intermittente di un faro nella notte, quel debole segnale lungamente cercato che ti dice di essere sulla rotta giusta, che non ci sono insidie nascoste tra te e la tua meta.
I tempi sono cambiati e nella maggior parte dei fari i guardiani sono stati sostituiti da sistemi automatici controllati dai computer. Ma le storie che riguardano queste ardite costruzioni e gli uomini duri che hanno alimentato le loro lampade, registrato i passaggi delle imbarcazioni e segnalato i naufragi sono ancor ben vive nella memoria. José Luis Gonzales Macias ne ha raccolte alcune in un essenziale volumetto pubblicato in Italia da Einaudi con il titolo “Breve atlante dei fari in capo al mondo”.
Sono trentaquattro, sparsi in tutti i continenti, i fari che hanno attirato l’attenzione di Macias. Quelli più isolati, arrampicati su scogli battuti dalle onde e dal vento, costruiti a prezzo di enormi sforzi e di numerose vittime, ma capaci, una volta terminati, di salvare tantissime vite. Quelli che furono teatro di tragedie dovute all’isolamento dei guardiani, ma anche di incredibili atti di eroismo. Quelli che alimentarono leggende e ispirarono opere d’arte, e quelli che furono utilizzati come prigioni. Quelli che crollarono per la furia degli elementi, e quelli che impavidi resistono dopo anni di abbandono.
In centocinquanta pagine corredate da disegni, schede tecniche e carte nautiche Macias ha scritto un libro che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni appassionato. Lo si può leggere tutto di un fiato, come abbiamo fatto noi. Ma sappiamo già che lo riprenderemo spesso in mano, quando la voglia di mare si farà più forte.
Battista Gardoncini