Dopo un Leone d’Oro alla carriera a Venezia, una Palma d’Oro onoraria a Cannes, e tanti altri premi nazionali e internazionali, Marco Bellocchio si è reinventato a 82 anni come regista di una serie TV, e ci è riuscito splendidamente.
“Esterno Notte”, sei puntate dedicate al rapimento di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, andrà in onda in autunno su Rai Uno, ma in questi giorni sono arrivate nelle sale cinematografiche le prime tre puntate riunite in un unico film, mentre le ultime tre arriveranno a giugno. E vale davvero la pena di vederle grazie a una regia raffinata che non va mai sopra le righe ma graffia al momento giusto, e alla ottima interpretazione degli attori. Su tutti Toni Servillo nei panni di un sofferente Paolo VI, impegnato nel disperato tentativo di salvare la vita dell’amico Moro, interpretato da Fabrizio Gifuni. Bravi e convincenti anche Margherita Buy – Eleonora Moro – Fausto Russo Alesi – un nevrotico Cossiga – e Fabrizio Contri nei panni di un Andreotti luciferino quanto basta.
Non è la prima volta che Bellocchio si occupa del caso Moro. Lo aveva già fatto nel 2003 con “Buongiorno, notte”, liberamente tratto da un libro scritto dalla brigatista Anna Laura Braghetti, che raccontava la prigionia dello statista e i suoi angosciosi tentativi di convincere il governo a trattare per la sua liberazione. In “Esterno notte”, invece, al centro della narrazione non c’è Moro, perché la vicenda si sviluppa all’esterno della prigione e scandaglia le oscure trame dello scontro tra i tanti nemici interni ed esterni che lo vogliono morto e io pochi amici che lo vogliono salvare.
A suo tempo “Buongiorno, notte” ebbe un’ottima accoglienza dalla critica e dal pubblico, ma ricevette soltanto un premio minore dalla giuria di Venezia, che fu travolta dalle polemiche. A distanza di 19 anni “Esterno notte” è almeno altrettanto bello e coinvolgente, e dovrebbe mettere tutti d’accordo.
gbg