Divi e divesse, registi e attori da copertina certo non ne mancano, ma quest’anno rispetto ad altri in cui le star erano costrette a sgomitare l’uno contro l’altro causa affollamento sembra esserci una sorta di moderazione. E poi, largo ai giovani anche se ormai in età avanzata rispetto all’ accezione comune, e agli sconosciuti, sebbene ben noti e apprezzati da chi ha la passione del cinema e lo segue con regolare attenzione, ma lontani dalle frequentazioni delle grandi platee. E’ una delle tante immagini che offre il festival di Cannes numero 71, dall’8 al 19 maggio. Se non ha fatto di necessità virtù, magari non avendo trovato i film che voleva pronti e disponbili, potrebbe allora avere ragione l’accorto direttore Thierry Fremaux, responsabile della Croisette da una quindicina d’anni: abbiamo badato più alla qualità delle pellicole e scelto giovani registi più che le star. Potrebbe, appunto, essere vero. Ma se non c’è ressa di primedonne e primiuomini, non mancano invece le polemiche più o meno giustificate o alimentate ad arte, genere quest’ultimo in cui il festival di Cannes è maestro indiscusso. Intanto però da un’occhiata al programma, accanto a quel mito del cinema che è Jean-Luc Godard, a 87 anni nel cartellone del concorso con Livre d’image, e all’americano Spike Lee con un film sul Ku Klux Klan, due dei film più attesi, spicca la presenza dell’Italia, quest’anno ben gratificata.
Quattro i film italiani, due in concorso, che sono già tanti, e due nella prestigiosa sezione Un certain regard, la zona cinefila di Cannes. In competizione, tra i 21 film concorrenti, con la bandiera tricolore arriva Dogman, di Matteo Garrone, storia del “canàro” della Magliana, al secolo Pietro De Negri, condannato per la morte del pugile Giancarlo Ricci, episodio di trent’anni fa; c’è da notare che Garrone non si è avvalso di grandi nomi, di attori-civetta, seppure di valore universalmente riconosciuto anche a livello internazionale, come talvolta accade nel cinema italiano anche ad opera di registi venerati.E sempre in concorso c’è Lazzaro felice, di Alice Rohrwacher, sorella regista di Alba, che era già stata ospitata a Cannes con i suoi primi due film molto apprezzati, Le meraviglie, e Corpo celeste; la Rohwacher, con la sorella tra gli interpreti, racconta la storia di un’amicizia e di una presa di coscienza, una crescita che potrebbe anche essere una decrescita, ma felice. Nel film anche Nicoletta Braschi, la signora Benigni. La sezione Un certain regard accoglie Euphoria, di Valeria Golino, al secondo film come regista, dopo un esordio molto interessante di un paio di anni fa con Miele. E’ la storia di due fratelli molto diversi, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Isabella Ferrari. E ancora il Certain regard presenta La strada dei Samouni, di Stefano Savona, esordiente nel lungometraggio: in un insieme di animazione e immagini particolarmente elaborate il dramma della guerra in medio Oriente attraverso una famiglia di Gaza.