Fra le sardine in piazza a Torino c’ero anch’io, contento di trovarmi in mezzo a tante facce nuove e giovani, mai viste prima nei tradizionali appuntamenti della sinistra. A Roma non ci sono andato, ma il grande successo della manifestazione mi pare un segnale importante, perché dimostra che siamo in tanti a non rassegnarci alla deriva del paese, e a pensare che sia ancora possibile una politica diversa, più attenta agli ideali che alle poltrone e più interessata alla realtà delle cose che alla loro falsa rappresentazione mediatica.
Però ogni movimento politico – e le sardine lo sono, nonostante le dichiarazioni in senso contrario – ha bisogno di riconoscersi in una idea forte della società e di darsi obiettivi concreti che ne orientino le azioni future. Insomma, di qualcosa di più di un sacrosanto ma generico no alle demagogie populiste e alla volgare pochezza dei suoi leader. Essere contro, anche quando si è contro qualcosa di profondamente sbagliato, non basta.
Per non disperdere il successo ottenuto, le sardine dovranno uscire allo scoperto, confrontarsi con i problemi del paese, con le forze sociali, e anche con i partiti del centro sinistra, con tutti i loro evidenti limiti. Non so se ci riusciranno e se saranno disposte a pagare il prezzo che sempre si paga quando si esce dalla ambiguità, e inoltre temo che tra i tanti ostacoli che troveranno sulla loro strada ci sarà anche la diffidenza delle forze con le quali, almeno in teoria, dovrebbero avere le maggiori affinità. So però che è necessario.
Per concludere, un duplice invito. Alle sardine perché non perdano tempo e trovino in fretta la loro strada. Alla sinistra tradizionale perché abbandoni la spocchia che l’ha portata sull’orlo del precipizio, riconosca gli errori del passato e faccia tesoro delle lezioni che in questi giorni le stanno dando le piazze italiane.
Battista Gardoncini