Pietre miliari

Ueli Steck ci aveva messo un’ora e 56 minuti. Nei giorni scorsi Dani Arnold lo ha battuto. Appena un’ora e 46 minuti per salire la parete Nord del Cervino nel centocinquantesimo anniversario della prima scalata. E la sfida continua. Qualcuno, con nuovi materiali, nuovi metodi di allenamento e la stessa voglia di stupire, sempre naturalmente ripreso dalle telecamere pagate dagli sponsor, farà ancora meglio. Video come questo hanno tutto quello che serve per interessare un vasto pubblico: un ambiente mozzafiato, gesti atletici di uomini che rischiano la vita, immagini e montaggio tecnicamente ineccepibili. Ma più se ne vedono, più ci si domanda se imprese come quella di Arnold abbiano ancora un senso, e per quanto ancora l’alpinismo dei record continuerà ad avere successo. Il rischio della saturazione è concreto. E l’effimera notorietà dei suoi protagonisti non è sicuramente paragonabile a quella che hanno avuto personaggi come Hillary, Bonatti, Messner, per citare soltanto i più noti. Loro sì, vere pietre miliari di una grande storia, fatta non soltanto di straordinarie scalate, ma anche di esplorazione e di voglia di capire.

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