Non ci sono soltanto quelli militari, che osservano e piombano dal cielo, uccidendo senza preavviso terroristi o presunti tali. I droni hanno anche rivoluzionato le tecniche di ripresa in montagna. Non c’e’ video di una certa qualità che non ne faccia uso. Ma la proliferazione di questi gioiellini tecnologici comporta anche dei rischi, e dall’Easa, l’organismo europeo che gestisce gli spazi aerei, sono arrivate nuove indicazioni destinate a mettere regole comuni in un mondo in continua e disordinata evoluzione.
Tre i livelli previsti di operatività: Open, il primo, è riservato a azioni con droni a basso rischio. In questo caso non sarà necessario richiedere permessi alle autorità aeronautiche. I limiti sono una ampiezza massima di operazioni di 500 metri, e una altezza di 150. Il secondo livello è stato soprannominato Specific, riguarda macchine e attività più complesse e prevede la preventiva autorizzazione delle autorità aeronautiche. Il livello più alto è il Certified che riguarderà tutti i movimenti paragonabili a quelli di un aeromobile. In questi casi occorrerà ottenere una certificazione simile a quella necessaria per un pilotaggio umano.
In Italia, esiste già un regolamento redatto dall’ENAC, che introduce una distinzione. Per i droni di peso inferiore ai venticinque chili è sufficiente una certificazione, e la gestione è sotto la responsabilità dell’operatore a meno che i voli non avvengano in zone considerate critiche, come i centri abitati o gli aeroporti. Per quelli più pesanti, è sempre prevista una certificazione del mezzo e una autorizzazione per l’operatore, concessa dall’ENAC.
Ma l’incertezza regna sovrana, e i tempi di armonizzazione tra le normative nazionali e quelle europee restano vaghi, così come restano vaghi i confini di responsabilità nella delicata questione della privacy e gli obblighi assicurativi.
Nell’attesa di indicazioni più precise, che peraltro rischiano di nascere vecchie a causa della rapidissima evoluzione tecnica del settore – esistono già droni in grado di evitare gli ostacoli, e di ritornare in modo automatico e sicuro al punto di partenza – non resta che goderci queste belle immagini del Ben Nevis, la più alta montagna scozzese, pubblicate su Vimeo da Rob Johnson