Un cognome, un destino

Mario Sconcerti, un cognome, un destino. In che altro modo si potrebbe chiamare un tizio che di mestiere fa il giornalista sportivo, sbaglia sistematicamente tutte le previsioni e, incurante delle figuracce, continua a proporne di nuove ad ogni importante scadenza pallonara?

Intendiamoci. La palla è rotonda, l’imponderabile è in agguato, e qualche errore ci può stare. Ma quello che di Sconcerti sconcerta – se mi passate lo scontato gioco di parole – è la straordinaria capacità di sbagliare sempre e comunque, senza mai ammettere di averlo fatto. 

Epocale fu la battuta su Cristiano Ronaldo, allora al Real Madrid. Sconcerti disse che nei perfetti meccanismi della Juventus del 2018 avrebbe potuto al massimo fare la riserva. Poche settimane dopo, nei quarti di finale della Champions, Ronaldo mandò a casa i bianconeri con una spettacolare rovesciata. E al termine della stagione la Juventus spese un centinaio di milioni, più alcuni oneri accessori, per comperarlo. La “riserva” più costosa della storia della serie A. Chiunque altro avrebbe taciuto per sempre. Sconcerti no. Disse che il discorso riguardava le qualità tattiche, non individuali, e di non aver mai pensato che Mandzukic fosse meglio di Ronaldo, ma che Ronaldo non avrebbe mai potuto fare quello che Mandzukic faceva nella Juve. Infatti, nella Juve Ronaldo si è limitato a segnare goal a bizzeffe, mentre Mandzukic ha fatto le valigie.

Degna di nota è un’altra previsione di Sconcerti che risale a poche settimane fa, quando la Juventus in testa alla classifica ebbe un momento di appannamento, e lasciò qualche punto per strada. Secondo lui era cotta, e avrebbe anche potuto perdere lo scudetto, se soltanto le altre avessero avuto un po’ di convinzione in più. Sappiamo come è finita. 

L’ultima perla in ordine di tempo riguarda l’Inter, impegnata nella sfortunata finale di Europa League con il Siviglia. Per Sconcerti doveva essere quasi una formalità per una squadra che grazie al sagace lavoro di Antonio Conte era sicuramente “la più forte d’Italia”, contrapposta a un Siviglia incompleto, giunto stancamente quarto in un campionato in declino come quello spagnolo. Invece è stata una batosta, suggellata dall’autogol di Lukaku, il giocatore simbolo dei nerazzurri. Che Sconcerti, con il senno di poi di cui è ampiamente dotato, ha spiegato così: “è stata un’Inter bassa, inattesa, di cui restano tutte le cose buone dette ieri e lungo tutto un anno. Per essere grande in  Europa deve avere 3-4 giocatori di qualità in più, e osservazioni di gioco diverse che le sono mancate per tutto l’anno. Non dispiace per la coppa persa, dispiace per non averla alla fine giocata”.

Tre o quattro giocatori in più, e osservazioni di gioco diverse, per chiunque altro significherebbe che l’Inter è per l’ennesima volta da rifondare su basi nuove e con un nuovo allenatore. Ma per Sconcerti no. In fondo, come ha spiegato ai suoi sconcertati lettori, quella con il Siviglia non è stata una sconfitta,  ma una partita mancata, peraltro contro una squadra inferiore.

Battista Gardoncini

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