Tocca al Milan

Coppa dei Campioni 1962-1963. Finalmente sale sul tetto d’Europa una squadra italiana, si tratta del Milan di Nereo Rocco che porta il trofeo in Italia dopo ben sette anni di soggiorno nelle bacheche dei club della penisola iberica. Il Milan si presentava al via profondamente rinnovato sia in campo che in panchina. La guida tecnica era stata infatti assunta da Nereo Rocco, artefice dei miracoli del grande Padova, mentre in campo non c’erano più i condottieri Liedholm e Schiaffino, ma stava crescendo una generazione di giovani di valore come Trapattoni, Radice, Mora e soprattutto il golden boy del calcio nostrano: Gianni Rivera, non ancora ventenne eppure già affermato anche in Nazionale. A completare il mosaico c’erano poi i due brasiliani: il trentenne Dino Sani, geniale regista, e José Altafini, giovane bomber campione del mondo con il Brasile nel ’58, detto “Mazzola” per la sua somiglianza con il grande Valentino.

L’avvio del torneo è in discesa per i rossoneri, che spazzano via al primo turno l’Union Lussemburgo per un complessivo 14-0, con ben otto reti a firma di Altafini. Il secondo avversario, l’Ipswich Town, si dimostra più tignoso anche se viene facilmente battuto a San Siro 3-0. A Londra il Milan limita i danni (1-2) e prosegue la sua marcia che non si interrompe nemmeno nel gelo di Istanbul, dove i rossoneri sconfiggono il Galatasaray 3-1 su un campo completamente ghiacciato. Al ritorno tre gol di Altafini, che arriva così a 12 centri, e due di Pivatelli suggellano il passaggio in semifinale. Ancora una squadra britannica divide il Milan da Wembley, sede della finale: si tratta del Dundee, le cui velleità vengono però placate già all’andata a San Siro dove i rossoneri ipotecano la finale con un sonoro 5-1, che rende indolore la sconfitta in Scozia (0-1). Il Milan torna così a Londra, dopo l’incontro con l’Ipswich, per disputare la finale contro il Benfica di Eusebio e Coluna.

I lusitani godono dei favori del pronostico e si sentono piuttosto sicuri di fare tris. Al 18′ Eusebio sfugge a David, Trapattoni non riesce a recuperare e la “Pantera nera” porta in vantaggio il Benfica. Maldini, leader in campo, decide il cambio di marcatura, dirottando Benitez su Torres e mandando Trapattoni sulla pantera nera. Pochi minuti dopo Altafini spreca un’occasione colossale, ma il gioco resta ancora in mano ai portoghesi guidati da un Coluna in forma strepitosa. Sul finale del primo tempo però avviene la svolta: Pivatelli con una durissima entrata mette fuori gioco Coluna, che rimarrà in campo per onore di firma. Spenta la luce del gioco portoghese, il Milan diventa padrone del campo e nella ripresa ribalta il risultato con due reti di Altafini splendidamente lanciato da Rivera. È il trionfo del Milan, il trionfo del grande Nereo Rocco, detto il “Paròn”.

José Altafini in questa edizione della Coppa dei Campioni mette a segno 14 reti, impresa che nessuno finora è riuscito a eguagliare, nonostante la nuova Champions League metta a disposizione degli attaccanti di oggi molte più partite. Il dato più eclatante di questo record è che Altafini è riuscito a racimolare questo bottino segnando in sole cinque partite.

“Mazzola” era arrivato al Milan dopo il Mondiale ’58. Il suo rendimento era stato straordinario: classe, forza fisica, un ottimo stacco aereo, un raffinato palleggio alla brasiliana e soprattutto un innato fiuto per il gol: 28, 20, 22, 22 sono le reti nei primi quattro anni di Altafini nel campionato italiano. A Wembley, pur malconcio per le botte ricevute e dolorante per i crampi riesce ugualmente a segnare la seconda rete decisiva per il trionfo rossonero.

Marco Patruno

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