Sono passati ventiquattro anni, ma fa ancora tanto male ricordare la storia di Andrea Fortunato. Nasce a Salerno il 26 luglio 1971 ed intraprende presto la strada dello sport, sull’esempio del fratello maggiore Candido, cimentandosi con il nuoto e la pallanuoto. Il calcio, per adesso, è solo un divertimento dei mesi estivi. Ma galeotta sarà una di quelle estati salernitane, perché viene notato da Alberto Massa, tecnico e talent-scout, che lo convince a seguirlo nella Giovane Salerno, squadra dilettantistica; Andrea accetta e, nemmeno tredicenne, insieme con altri giovanissimi talenti, va in giro per l’Italia a fare provini per squadre come Torino, Cesena, Empoli, Napoli, Como.
Andrea segue tutta la trafila nelle giovanili e debutta in prima squadra, in Serie B, il 22 ottobre del 1989, a Pescara. A fine stagione colleziona sedici presenze nella serie cadetta, oltre ad un diploma di ragioniere che aveva sempre inseguito. Andrea diventa presto una colonna del Como di Bersellini, ed è un protagonista assoluto nel campionato 1990-91, in C1, con la squadra lariana che manca la promozione, perdendo lo spareggio contro il Venezia. Roberto Boninsegna, selezionatore dell’Under 21, lo convoca immediatamente e tutta la Serie A si accorge di lui. Sembra fatto il suo trasferimento all’Atalanta, ma è il Genoa che batte la concorrenza e si assicura il talentuoso terzino. A Genova subito il posto da titolare e si mette in evidenza come uno dei migliori terzini sinistri del campionato, grazie alla sua grande classe ed alla sua rapidità.
La Juventus comincia a corteggiarlo, e nell’estate del 1993 firma il contratto che lo lega alla Juventus; la società bianconera lo acquista per dodici miliardi di vecchie lire. Per tutti gli addetti ai lavori, Andrea è destinato a diventare il miglior terzino sinistro italiano, raccogliendo l’eredità di Antonio Cabrini, non solo sul campo, ma anche nel cuore delle tifose bianconere.
La sua avventura a corte della “Vecchia signora” comincia nel migliore dei modi: pre-campionato ad altissimo livello, debutto in Nazionale a Tallinn, il 22 settembre contro l’Estonia. È una corsa verso la gloria apparentemente inarrestabile ed invece Andrea rallenta, nella primavera del 1994. Si pensa che sia appagato, ha raggiunto la fama ed il successo in poco tempo; è arrivato alla Juventus, il massimo per ogni giocatore, ed ha perso il senso della modestia, pensa di essere già “arrivato”. Durante le ultime faticosissime partite, Andrea è accolto da fischi, da cori di scherno. Un giorno, alla fine di un allenamento, un tifoso juventino arriva a mollargli un ceffone, tanto per ricordargli la sua condizione di privilegiato e per fargli ritrovare la strada smarrita del sacrificio.
É l’inizio del calvario. Si trova presto una spiegazione a quel vuoto dentro, purtroppo, così come per quella febbre persistente che s’insinua nel suo organismo, provocandogli un continuo senso di spossatezza. Andrea si fa visitare, ma tutto sembra normale, il suo rendimento, però, continua a peggiorare.
Il 20 maggio del 1994 Andrea Fortunato è ricoverato in isolamento, presso la Divisione Universitaria di Ematologia delle “Molinette” di Torino. Dopo successivi esami medici, l’esito è terribile: leucemia acuta linfoide.
Dall’ospedale delle Molinette, Andrea è trasferito a Perugia dove, grazie alla donazione della sorella Paola, subisce un primo trapianto di midollo osseo. L’esito è negativo, Andrea necessita di un nuovo trapianto. Si offre volontario il padre Giuseppe e l’operazione da buoni risultati. Il fisico di Andrea, infatti, reagisce ed accenna ad un recupero che fa sperare per il meglio: Andrea esce dall’ospedale, si ricongiunge, addirittura, ai compagni di squadra e li segue durante la trasferta a Genova, in occasione di Sampdoria-Juventus giocata il 26 febbraio del 1995. È emozionante vederlo sulle tribune dello stadio “Marassi”, felice come un bambino, a tifare per la sua amata Juventus. Quando tutti cominciano a pensare che stia vincendo la sua battaglia, arriva una maledetta influenza a spezzare il filo della speranza. Il 25 aprile del 1995, alle otto di sera, Andrea muore.
Le parole di Gianluca Vialli, durante l’omelia funebre a Salerno: “speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare a essere felice correndo dietro a un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato”
Marco Patruno