Undici anni dopo la tragica notte dell’Heysel, la Juventus può finalmente gioire per il successo nella Coppa più importante. Questa Juve di Marcello Lippi è una squadra da battaglia che in estate ha rinunciato a Roberto Baggio e punta su gregari che diventano eroi come Torricelli, Di Livio, Padovano e Ravanelli, e su campioni capaci di sacrificarsi per la causa comune come Vialli e il giovane Del Piero, che proprio in questa edizione comincia a far parlare di sè.
La Juventus capita nel girone di Borussia Dortmund, Rangers e Steaua Bucarest. I bianconeri scendono in campo a Dortmund dopo nove anni dalla loro ultima partita in questo torneo e dopo soli trentasei secondi ricevono il bentornato da parte da un ex col dente avvelenato, Andy Moller, che batte Peruzzi con un gol piuttosto casuale. La squadra di Lippi, però, ha forza caratteriale e personalità da vendere. Senza Vialli e Ravanelli, squalificati, Del Piero è l’assoluto protagonista dell’incontro, fornendo prima l’assist per lo straordinario gol di testa di Padovano in avvitamento dal limite dell’area, poi realizzando la sua prima gemma, con il tiro che lo renderà famoso. Doppio dribbling sul vertice sinistro dell’area di rigore e parabola a girare che si insacca all’incrocio dei pali alla sinistra del portiere. Nella ripresa è ancora lui a deliziare la platea regalando a Conte la palla del 3-1 che chiude l’incontro.
La marcia della Juve nel suo girone prosegue indisturbata, Del Piero ne è il protagonista assoluto, andando a segno in tutte le prime cinque partite, record per un giocatore italiano. Dopo la prodezza di Dortmund, Alex ripete lo stesso tiro contro Steaua e Rangers dipingendo col destro magnifiche traiettorie ad effetto che si insaccano tutte allo stesso modo all’incrocio dei pali e si merita il soprannome di “Pinturicchio” dall’avvocato Agnelli. Senza problemi la Juve arriva prima nel suo girone, e si qualifica per i quarti di finale dove incontrerà il Real Madrid.
Al Bernabeu la Juventus, senza Vialli, intimorita dall’ambiente, si fa aggredire dal primo minuto venendo surclassata sul piano del gioco e del ritmo. Per fortuna però san Peruzzi è in serata di grazia e lascia passare solo un tiro di Raul al termine di una travolgente azione avviata da Zamorano e Laudrup e conclusa dal giovane talento spagnolo. Al Delle Alpi, nel ritorno, scende in campo la vera Juve. Vialli, per nulla distratto dalla telenovela sul rinnovo del contratto, trascina la squadra da vero capitano. Il Real è tutt’altra cosa rispetto a Madrid e dopo un quarto d’ora Del Piero con un calcio di punizione che si insinua tra le maglie della barriera spagnola ha già pareggiato i conti con Raul. La Juve attacca a tamburo battente e il gol-qualificazione arriva all’inizio del secondo tempo con Padovano, in campo al posto dello squalificato Ravanelli. Il prezioso attaccante di scorta insacca un diagonale di sinistro che non da scampo al portiere Buyo.
La semifinale contro il Nantes è piuttosto abbordabile sulla carta. La prima partita si gioca a Torino. Dopo un primo tempo difficile i bianconeri sono favoriti dall’espulsione del centrocampista francese Carotti proprio al 45′ e giocano tutta la ripresa in superiorità numerica. Il vantaggio viene sfruttato da Vialli, che da due passi trafigge il portiere francese quattro minuti dopo. E’ ancora il bomber bianconero a sospingere i compagni verso il gol del raddoppio, che giunge per merito di Jugovic. acquisto estivo rimasto un po’ nell’ombra anche a causa di un infortunio, con un formidabile tiro dalla distanza. Roma è sempre più vicina.
Da Amsterdam intanto arriva una sorpresissima: l’Ajax, imbattuto in Europa da due anni e dopo diciannove risultati utili consecutivi, cade in casa contro il Panathinaikos e vede a rischio la sua avventura in Champions League. A Nantes bisogna tenere alta la concentrazione ma non è facile soprattutto dopo che Vialli corregge in rete una rovesciata fuori misura di Ferrara, regalando alla Juve il gol-qualificazione dopo neanche venti minuti. Il 3-2 finale per il Nantes matura per alcune sviste di Peruzzi negli ultimi minuti che consentono ai valorosi francesi di ottenere una vittoria di prestigio.
Ad Atene l’Ajax rimette le cose a posto dominando il Panathinaikos (3-0) e qualificandosi per la finale, cui arriva però decimata per le assenze degli infortunati Overmars, Marcio Santos e Reuser, e di Reiziger squalificato. A Roma gli olandesi si affidano ai loro schemi ariosi e al possesso palla che a lungo andare diventa prevedibile, mentre la Juve imposta l’incontro su aggressività e pressing. I bianconeri sbloccano il risultato con Ravanelli che approfitta di un malinteso tra Frank De Boer e Van der Sar e insacca da posizione angolatissima di destro. Sulle ali dell’entusiasmo è ancora la Juve a creare occasioni ma Ravanelli e Deschamps falliscono il colpo del k.o. e sul finire del primo tempo un’incerta respinta di Peruzzi su punizione di Frank De Boer trova Litmanen pronto al tap-in che ristabilisce la parità.
Nella ripresa l’entrata in campo di Kluivert, reduce da un’operazione al menisco, non si rivela fortunata ed è ancora la Juve, il cui spirito guerriero è perfettamente incarnato da Torricelli, ad andare vicina al gol con Del Piero e Vialli. Il pari non si sblocca neppure ai supplementari e così si va ai rigori. Peruzzi si fa perdonare parando il primo tiro di Davids. La classe operaia della Juventus con Ferrara, Pessotto e Padovano non sbaglia un colpo e dopo la seconda prodezza di Peruzzi su Silooy, Jugovic arriva sul dischetto con un sorriso disarmante. Parte il tiro, Van der Sar intuisce ma la palla si insacca a fil di palo. E l’apoteosi per Lippi e i suoi ragazzi, uno straordinario gruppo destinato di lì a poco a perdere alcuni tra i pezzi migliori.
La storia di Moreno Torricelli è una delle più affascinanti del calcio italiano, la realizzazione del sogno di tutti i bambini di passare dai campi di provincia alla Serie A e poi alla conquista della Coppa dei Campioni e della Nazionale. La storia di “Geppetto”, falegname in un mobilificio della Brianza, comincia nel 1992 quando Trapattoni scopre, su segnalazione di Claudio Gentile, questo difensore dai piedi ruvidi ma dal grande cuore sui campi della Lombardia. Dall’Interregionale nella Caratese ai salotti buoni di Madama Juve. Da quel momento è un’escalation di emozioni e successi insperati. Superato il periodo di prova, Torricelli dimostra la capacità di applicarsi ferocemente fino a migliorare alla grande sul piano tecnico. La finale della Champions League contro l’Ajax segna la sua definitiva consacrazione ad altissimi livelli. A Roma giostra da vero e proprio gladiatore, che, interrotte le trame offensive degli olandesi, è sempre pronto a ripartire all’attacco coprendo la fascia destra da consumato campione d’Europa.
Marco Patruno