“Me lo aveva regalato un tifoso del Mantova che li importava dalla Lapponia – ricordava da buon sardo trapiantato a Mantova. Ai primi freddi lo misi anche a Torino e fu il finimondo”.
Gustavo Giagnoni è morto nella notte all’età di 85 anni. Difensore insuperabile e allenatore davvero speciale, ha lasciato una traccia indelebile nel calcio italiano e soprattutto un solco profondissimo nel cuore granata. Il Toro oggi piange e ricorda Giagnoni per quel tremendismo che aveva saputo infondere nuovamente nelle vene granata dal 1971 al 1974. In campo, facendolo tornare in vetta alla Serie A ventidue anni dopo la tragedia di Superga. Dal mese di squalifica per aver attaccato gli arbitri che favorivano la Juve alla famosissima scazzottata con Causio, quando il derby della Mole valeva lo scudetto.
E con quel colbacco, Gustavo Giagnoni, uno scudetto sentiva di averlo vinto: il campionato 1971/1972 andato per un solo punto alla Juve per errori arbitrali, il più famoso quello del gol di Agroppi in Sampdoria-Torino non convalidato da Barbaresco, che per i tifosi granata restò un torto incredibile.
La Juventus la rivale di una vita, che seppe eliminare dalla Coppa Italia edizione 86/87 sedendo sulla panchina del Cagliari. Era la Juve di Platini e i sardi militavano in cadetteria. Al Toro è arrivato dopo aver guidato il Mantova anche in panchina e in granata si è tolto le soddisfazioni più grosse, suo il merito di aver lanciato Puliciclone. Gettò le basi per la conquista dello scudetto del 1976. Il Toro non l’aveva mai dimenticato ed ora vive un nuovo lutto, in un anno orribile per le scomparse di pilastri granata come Emiliano Mondonico, Beppe Bonetto ed ora Gustavo Giagnoni, l’allenatore col colbacco.
Marco Patruno