La Coppa torna a parlare olandese

Quindici anni dopo l’ultima affermazione olandese in questo torneo il paese dei tulipani torna a issarsi sul tetto d’Europa nella stagione 1987-1988. Lo fa grazie al Psv Eindhoven di Gus Hiddink. Un club che, a differenza delle altre squadre olandesi di vertice, non ha portato avanti la politica di sfruttamento del vivaio, ma si è gettato sul mercato, operando grandi investimenti grazie anche all’aiuto finanziario della Philips, la sua casa madre.

Con gli acquisti di Gullit, Gerets e Arnesen comincia la costruzione della squadra che due anni più tardi trionferà nella massima competizione europea. Arriva subito il titolo nazionale, ma il Psv non si ferma e mette sotto contratto anche Ronald Koeman e il danese Sören Lerby. Secondo scudetto consecutivo e partenza di Ruud Gullit con destinazione Milan. Al posto dell’attaccante con le trecce arrivano Gillhaus e Wim Kieft, liberato dal Torino, ma è Ronald Koeman a rilevare il ruolo di Gullit all’interno della squadra, in termini di leadership e carisma, nella trionfale stagione ’87-88, che vede anche il trionfo dell’Olanda nell’Europeo in Germania.

Il cammino degli olandesi verso la finale non è semplicissimo: si inizia contro i turchi del Galatasaray, che si dimostrano tignosi fin dalla partita in Olanda, quando resistono per un’ora prima di crollare 0-3 sotto il bombardamento di Koeman e compagni. Al ritorno, però, è tutta un’altra musica. I turchi assaltano Van Breukelen e a fine primo tempo sono sul 2-0. Il Psv è annichilito e nel secondo tempo rischia più volte di capitolare di fronte alle offensive del Galatasaray, ma alla fine mantiene il gol di vantaggio nel doppio confronto e tira un sospiro di sollievo. Un secondo turno privo di insidie contro il Rapid Vienna ed ecco i quarti, che propongono il Bordeaux. L’1-1 dell’andata in Francia soddisfa pienamente gli olandesi, che in casa non hanno vita facile, ma riescono ugualmente a contenere i timidi attacchi dei francesi, bloccandoli sullo 0-0.

In semifinale il Psv viene accoppiato al Real Madrid, il cui cammino è stato irto di difficoltà. Un’urna diabolica ha messo infatti la squadra spagnola di fronte prima al Napoli, poi ai campioni uscenti del Porto, quindi nei quarti al Bayern: tutte squadre con l’obiettivo della finale. Nell’andata del Bernabeu la squadra di Hiddink controlla l’incontro pareggiando quasi subito il gol iniziale di Hugo Sanchez e per il resto bloccando le bocche da fuoco madridiste. In Olanda servirebbe un Real al meglio per prevalere sul Psv, ma i castigliani sono sottotono, soprattutto in Butragueño, l’uomo che dovrebbe vivacizzare l’azione offensiva con i suoi dribbling mozzafiato, e non riescono a superare un Van Breukelen in giornata di grazia. Il portierone olandese regala la finale ai suoi con un miracolo su una fantastica rovesciata di Hugo Sanchez a cinque dal termine.

A Stoccarda il Psv si trova di fronte il Benfica. Dopo il Porto, per il secondo anno consecutivo, una squadra lusitana approda in finale. Gli spettatori del Neckarstadion assistono a uno spettacolo a dir poco desolante, inflitto a loro e agli sventurati collegati via televisione per 120 lunghi minuti. Le due squadre, forse vinte dalla paura di perdere, si controllano e rischiano il meno possibile, puntando scopertamente a giocarsi tutto nella lotteria dei calci di rigore. Qui, nell’unico momento di suspence del match, i primi cinque tiratori delle due squadre si dimostrano freddissimi, mantenendo una rigorosa parità. Janssen, arrivato alla corte di Hiddink a gennaio, realizza il sesto penalty degli olandesi e il Benfica manda sul dischetto il terzino Veloso. Tiro abbastanza angolato alla destra di Van Breukelen, che però si distende e ribatte magistralmente. Il Benfica fallisce il tris europeo, mentre il Psv iscrive il proprio nome a fianco di quelli di Ajax e Feyenoord tra le grandi d’Europa.

Hans Van Breukelen ha messo la firma in calce una Coppa dei Campioni che può far bella mostra di sé nella bacheca del club di Eindhoven soprattutto grazie alle sue determinanti prodezze. Nei quarti contro il Bordeaux e poi in semifinale contro il Real Madrid le sue parate furono decisive. Van Breukelen aveva debuttato nella massima serie nell’Utrecht, prima di emigrare al Nottingham Forest. Nel 1984 è al Psv dove rimarrà fino al 1994, anno del suo ritiro, e con il quale vince la Coppa dei Campioni. Si conquista il posto in Nazionale, vincendo l’Europeo 1988. Giocherà anche nei mondiali di Italia 90 e gli Europei svedesi del 1992.

Il Napoli magistralmente guidato da Diego Armando Maradona in campo e da Ottavio Bianchi in panchina ha finalmente regalato al passionale pubblico partenopeo il primo successo tricolore, nella stagione ’86-87. Alla stessa ossatura che aveva dominato il campionato italiano, Ferlaino regala anche il centravanti brasiliano Careca e il difensore Francini, per dare la caccia alla Coppa dei Campioni con una squadra decisamente competitiva.

L’urna di Zurigo però beffa clamorosamente i partenopei, mettendoli di fronte già al primo turno al Real Madrid, la squadra favorita per il successo finale. L’andata si gioca a Madrid a porte chiuse, a causa degli incidenti dell’anno prima nel corso della partita contro il Bayern. Azzerato in tal modo il terribile ambiente del Bernabeu, il Napoli avrebbe la grande possibilità di portare via da Madrid un risultato positivo. Non fidandosi però dell’approssimativa condizione dei suoi, Bianchi imposta una partita di rigoroso contenimento, con una squadra imbottita di stopper e mediani. Vista l’indisponibilità di Careca, l’allenatore partenopeo schiera al posto del centravanti brasiliano il mediano Sola e nel secondo tempo inserisce addirittura Bigliardi, un altro stopper. Giordano rimane così isolato in avanti, Maradona è controllato da Gallego che oscura la classe dell’argentino.

Palesando grandi limiti caratteriali e di personalità, il Napoli affonda e alla fine esce sconfitto dal deserto del Bernabeu per 2-0, dovendo ringraziare Garella, le cui prodezze hanno impedito agli spagnoli di arrotondare ulteriormente il risultato. A Napoli, nel San Paolo stipato di folla, i partenopei partono alla grande e Francini riaccende le speranze dopo soli nove minuti. In campo esiste solo il Napoli, ma Maradona e Careca sprecano e Butragueño gela lo stadio alla fine del primo tempo capitalizzando l’unica palla giocabile concessagli da Ferrara. Dopo la batosta dell’andata il Napoli non aveva alcun margine di errore. Il gol del “Buitre” pone di fatto fine alla breve marcia partenopea, nonostante la grande prestazione sfoderata dagli uomini di Bianchi fra le mura amiche.

Marco Patruno

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