Nel freddo dell’Estadio Pocitos di Montevideo, col termometro sotto lo zero e tremila spettatori radunati per assistere all’evento, la Francia vince la partita inaugurale del primo Mondiale di calcio, battendo 4-1 il Messico.
A capitanare quella pionieristica spedizione era Alexandre Villaplane, in quel momento stella del calcio ed eroe nazionale. È il 13 luglio 1930. Quattordici anni dopo , il 26 dicembre 1944, Villaplane verrà ucciso come traditore.
Alexandre Villaplane nasce a Constantine, principale centro della regione nord-orientale algerina,. In Francia arriva all’età di sedici anni, cominciando a giocare per il Football Club de Séte.
Centrocampista energico e dal tackle rude, dotato di buona abilità tattica nel passaggio e del colpo di testa, Villaplane comincia a destare l’attenzione di tutta la Francia e l’11 aprile 1926 fa il suo esordio in nazionale con una vittoria 4-3 ai danni del Belgio. È il primo nativo nord-africano a vestire la maglia dei Bleus.
II 1930 è l’anno di grazia per Villaplane: il 23 febbraio guida per la prima volta la Francia da capitano, contro il Portogallo. Essere il leader della nazionale alla Coppa del Mondo è la sua gioia più grande, e anche l’ultima occasione di rappresentare il proprio paese. Villaplane lascia la nazionale con venticinque presenze. Un’icona del calcio francese, che ben presto mostrerà a tutti la sua anima nera.
Nel giugno del 1940 i tedeschi marciano su Parigi, Villaplane passa le sue giornate alla Prison de la Santé di Parigi, per atti di banditismo e contrabbando d’oro. Uscito di galera viene contattato da uno dei personaggi più oscuri della storia di Francia: Henri Chamberlin, detto Lafont, capo della Carlingue, la Gestapo francese. Lafont, Villaplane e i loro sodali cercano di mungere tutte le fortune che possono attraverso la collaborazione con gli occupanti nazisti. Il punto di ritrovo della Carlingue, il numero 93 di rue Lauriston, diventa ben presto tristemente noto per le sue camere di tortura. Nel febbraio 1944, su proposta di Lafont e del nazionalista algerino Mohamed el-Maadi, approvata dalle autorità tedesche, viene costituita la Brigade Nord-Africain, uno squadrone che ha il suo serbatoio di reclutamento nella popolazione immigrata.
Villaplane viene promosso sottotenente delle SS, e gli viene data la responsabilità di una delle cinque sezioni della Brigade. “Saccheggiavano, stupravano, rubavano, uccidevano ed erano in combutta con i tedeschi, con i quali compivano oltraggi ancora peggiori e esecuzioni tra le più crudeli. Hanno lasciato fuoco e rovine nella propria scia. Un testimone ci ha raccontato di come abbia visto con i suoi propri occhi questi mercenari prendere gioielli dai corpi delle vittime, coperte di sangue e che ancora si contorcevano. Villaplane era nel mezzo di tutto ciò, calmo e sorridente. Gioioso, quasi rinvigorito”: questa é la descrizione della Brigade da parte dell’accusa durante il processo a suo carico nel dicembre 1944.
Quando Villaplane capisce che i tedeschi stanno per perdere la guerra, tenta di ripulirsi, senza però riuscire a trattenere la propria cupidigia. Dichiara di aver rischiato la propria vita per salvare decine di persone, ma chiede ingenti somme di denaro per garantire la sua protezione. Catturato nell’agosto 1944 dalla resistenza parigina, mentre gli Alleati procedono verso la capitale francese, Alexandre Villaplane viene processato dal Tribunale della Senna nei primi dodici giorni di dicembre dello stesso anno. Riconosciuto colpevole di almeno dieci omicidi, oltre che di alto tradimento e cospirazione con il nemico, viene giustiziato a Fort de Montrouge il giorno di Santo Stefano.
Marco Patruno