La schiera delle pretendenti alla vittoria nella Coppa dei Campioni 1979-1980 è agguerrita. Nottingham Forest, Liverpool, Real Madrid, Milan, Ajax e Amburgo possono tutte nutrire ambizioni di successo finale. A prevalere però sarà ancora il Nottingham, due vittorie con sole due partecipazioni. Al primo turno la Coppa perde subito due possibili protagoniste, il Liverpool e il Milan, mentre la squadra di Brian Clough procede senza intoppi superando la flebile resistenza degli svedesi dell’Östers e dei rumeni dell’Arges Pitesti. Nei quarti di finale il Nottingham incontra la Dinamo Berlino, lasquadra della polizia segreta della Germania Est, e ne viene clamorosamente sconfitto al City Ground per 1-0. A Berlino viene fuori l’orgoglio dei campioni, che segnano tre reti con doppietta di Francis e rigore di Robertson. La semifinale contro l’Ajax si risolve all’andata in Inghilterra, 2-0 con reti di Francis e di Robertson su rigore; il ritorno ad Amsterdam è deciso da una rete del danese Lerby, inutile per l’approdo alla finale prevista al Bernabeu. Il Real, che sognava di giocare la finale sul campo di casa, si è dovuto arrendere all’Amburgo di Keegan, capace di rimontare lo 0-2 del Bernabeu con un altisonante 5-1 in Germania.
A Madrid per l’atto finale entrambe le squadre si presentano prive dei rispettivi bomber: Francis si è rotto il tendine d’Achille, mentre il potente tedesco Hrubesch è in precarie condizione fisiche e deve restare in panchina per tutto il primo tempo. Il Nottingham deve anche rinunciare al centrocampista Bowles, sparito a fine campionato dopo aver firmato per il Queen’s Park Rangers. Per gli uomini di Clough è la partita che può salvare una stagione deludente, sia in campionato che nelle coppe inglesi. Rimpiazzato Bowles con Bowyer, il tecnico inglese inserisce il giovane centrocampista Mills, 18 anni, al posto di Francis, impostando così una gara di attesa. Se Clough tatticamente non sbaglia nulla, Zebec, il suo dirimpettaio, non ne azzecca una. Schiera Keegan come punta pura al posto di Hrubesch per tutto il primo tempo, snaturando il fuoriclasse inglese, che finisce imbrigliato dalla difesa del Nottingham. Il catenaccio improntato da Clough ha successo, chiudendo tutti gli spazi ai tedeschi, che subiscono il gol decisivo dall’ala sinistra scozzese John Robertson al termine di un’azione corale partita dai piedi di Lloyd, passata per Mills, e con l’assist finale, da terra, di Birtles.
Era detto “l’ala con la pancia” per via di una forma fisica non proprio longilinea, ma John Robertson sapeva veramente giocare a calcio. Era un’ala sinistra non rapidissima, però dotata di un ottimo controllo di palla e di grande tecnica individuale. Fenomenale sui calci piazzati, abile e fantasioso nel dribbling, Robertson fu decisivo in questa edizione della Coppa Campioni sia nei quarti, quando trasformò il rigore della qualificazione a Berlino, sia in semifinale, dove fu nuovamente freddissimo dagli undici metri contro l’Ajax, sia in finale. Era una delle pedine chiave della squadra di Brian Clough con la quale vinse un titolo nazionale, 2 Coppe di Lega e 2 Coppe dei Campioni.
Quanto al Milan, vinto lo scudetto, Nils Liedholm se ne è andato alla Roma. Sulla panchina dei rossoneri è arrivato l’emergente Massimo Giacomini. In Coppa Campioni però il Milan viene subito spazzato via dal Porto. In terra lusitana, Giacomini schiera Collovati stopper al posto di Bet e perde dopo un quarto d’ora Bigon per infortunio. I rossoneri hanno almeno tre grosse opportunità per passare in vantaggio, ma le gettano alle ortiche. I portoghesi segnano con Gomes un gol di mano giustamente annullato, ma per il resto Albertosi si dimostra molto sicuro: termina 0-0 come da programmi. A San Siro succede l’imponderabile, il Porto si difende per tutta la partita e trova l’insperato vantaggio al quarto d’ora della ripresa con una punizione di Duda che sfugge dalle mani di Albertosi e finisce in rete. Tra i fischi del pubblico, gli assalti del Milan si moltiplicano, Antonelli e Chiodi si trovano a tu per tu col portiere lusitano ma sprecano sancendo la clamorosa eliminazione dalla Coppa.
Marco Patruno