Dal 1904, anno della sua fondazione, la FIFA aveva un obiettivo: organizzare un campionato mondiale. Tuttavia, l’organismo appena fondato non poteva contare sulle risorse e sulle strutture necessarie per un simile evento. Fu così che chiese appoggio al CIO che incluse il calcio tra le discipline presenti nei suoi eventi sportivi. Il presidente della FIFA Jules Rimet, l’uomo che poi diede il suo nome alla prima coppa del Mondo, spingeva per realizzarla. E così, dopo anni di trattative, fu scelto l’Uruguay, fresco bicampione olimpico, come paese organizzatore. La decisione fece non poco imbestialire le nazioni europee che boicottarono apertamente il torneo. Tra loro c’era anche l’Italia, che si sentiva più adatta ad organizzare tale manifestazione. Per non parlare dello sdegno degli inglesi, che si consideravano “i maestri del calcio”, e non erano per nulla interessati a misurarsi con gli altri. Solo Belgio, Francia, Jugoslavia e Romania si sobbarcarono il costoso viaggio in nave per Montevideo.
Il 20 giugno 1930 a Montevideo sbarcò anche la statuetta di 4 kg realizzata dall’orafo Abel Lafeur. Fu lo stesso Rimet ad accompagnare la sua creatura in Uruguay, alla quale venne dato il suo nome. Il 13 luglio il mondiale prese il via con Francia-Messico. Per la cronaca la mezzala francese Laurent, dopo 10 minuti, segnò la prima rete della storia iridata. Finale: Francia 4 Messico 1. L’Argentina, inserita nel girone di Messico, Francia e Cile, superò il turno non senza qualche aiuto arbitrale. I padroni di casa vinsero a mani basse il loro raggruppamento, davanti a Romania e Perù. Il Brasile uscì malamente per mano della Jugoslavia, che annoverava grandi giocatori, come l’attaccante Beck e il portiere Jankcic. Passarono il turno anche gli Usa, formazione in gran parte composta da “pedatori” inglesi.
Il destino volle quello che l’Uruguay desiderava: evitare l’ Argentina in semifinale. Argentina-Usa, la prima semifinale, e Uruguay-Jugoslavia, la seconda. Argentini e uruguagi passeggiarono sui loro avversari: identico punteggio, 6 a 1.
Montevideo 30 luglio 1930: è il giorno della finale allo stadio Centenario davanti a 80 mila spettatori. Gol dei padroni di casa con Dorado al dodicesimo minuto, pareggio argentino otto minuti dopo di Peucelle. L’Argentina prendeva coraggio e passava con il suo uomo migliore: Guillermo “el filtrador” Stabile. Pareggio di Cea per la squadra di casa: a questo punto tutto lo stadio sospinse l’Uruguay verso l’impresa. Reti di Iriarte e del mitico Castro, detto “el Manquito” per via dell’ amputazione alla mano sinistra: 4-2 finale per gli uruguagi, che conquistavano la prima edizione della Jules Rimet. il mondiale dell’ Uruguay e soprattutto del tenace dirigente FIFA. La favola era appena cominciata.
Marco Patruno