Un eroe per una notte, un fenomeno e uno sfortunato campione che non ha avuto l’opportunità di affermarsi. Ecco, tutto questo è Helmuth Duckadam . Nel calcio, troppo spesso, ci sono personaggi che si trasformano in eroi per un solo giorno ma che poi, per motivi più o meno noti, vengono sistematicamente archiviati nel dimenticatoio.
Il 7 maggio 1986, allo stadio Ramon Sanchez Pizjuan di Siviglia si gioca la finale di Coppa Campioni tra Barcellona e Steaua Bucarest . Il Barça, per motivi tecnici e per tradizione, è nettamente favorito rispetto alla squadra rumena: lo stadio è completamente invaso dai tifosi blaugrana, mentre i supporters rumeni sono in nettissima minoranza anche a causa delle restrizioni sull’espatrio che vigevano in quel periodo. Partita a senso unico, con la squadra romena che riesce a trascinare ai calci di rigore la corazzata spagnola grazie alle strepitose parate di Duckadam. Un’impresa che diventa leggenda quello che succede, invece, ai calci di rigore. Duckadam, infatti, indossa i panni di Superman e para tutti e 4 i rigori calciati dai giocatori blaugrana. Il numero uno della Steaua, prima neutralizza i tentativi di Alesanco e Pedraza, ma dall’altra parte anche il suo collega, Urruticoechea, non è male e ipnotizza i primi due calci di rigore, tirati dalla Steaua. Il portiere rumeno si ripete sulle conclusioni di Alonso e Marcos. Dall’altra parte, invece, Balint e Lacatus non sbagliano. La Steaua vince per la prima volta nella sua storia la Coppa Campioni.
La carriera dell’allora 27enne Duckadam subisce così un’incredibile, e inaspettata, svolta. I maggiori club europei si fanno avanti con la Steaua per assicurarsi il fenomeno della notte di Siviglia: tra questi club c’è anche il Manchester United, che pochi mesi dopo avrebbe ingaggiato come tecnico un certo Alex Ferguson . Proprio lo scozzese inserisce il nome di Duckadam nella la lista dei giocatori da acquistare per la rifondazione dei Red Devils. Nel frattempo, il portiere romeno torna in Patria dove oramai viene considerato, e trattato, come un vero e proprio eroe nazionale. Duckadam comincia a cullare i sogni di una vita: lasciare un Paese travolto ancora dalla Guerra Fredda per trasferirsi in un club che gli avrebbe garantito gloria, fama e ricchezza. Un sogno, che però, poco tempo dopo va in frantumi. Nei successivi mesi, infatti, il superman rumeno viene colpito da una misteriosa e improvvisa trombosi alle mani che inevitabilmente gli compromette in maniera definitiva la carriera. Addio Manchester United ,addio sogni.
C’è però anche una seconda versione su cosa accadde veramente a Duckadam. Secondo questa ipotesi, l’allora Presidente del Real Madrid regalò all’eroe di Siviglia una lussuosissima macchina per ringraziarlo del ‘favore’ di aver sconfitto il Barcellona; tornato a casa, il figlio del dittatore Nicolae Ceauşescu, Nicu, gli chiese la vettura ma Duckadam si rifiutò. Per vendetta, alcuni giorni dopo il portiere si ritrovò con entrambi i polsi fratturati. Versione ai limiti della leggenda e smentita dallo stesso portiere nel 2007.
Non sempre le favole, dunque, finiscono con il lieto fine. La storia, si sa, non si può scrivere con i se o i forse. Senza quella malattia – o quella assurda vendetta – Duckadam sarebbe potuto diventare uno dei portieri più forti della storia del calcio. Per gli amanti di questo sport, Duckadam resterà per sempre l’eroe di una notte, l’insuperabile numero uno rumeno che in una pazza e indimenticabile serata di maggio fermò da solo il Barcellona.
Marco Patruno