In base ai dati di Forbes, in Italia ci sono 46 miliardari, con un patrimonio complessivo di 177 miliardi. Un miliardo è una cifra talmente enorme da essere difficile da visualizzare. Possiamo pensare ad essa come a quanto occorre per pagare uno stipendio di 3000 euro lordi al mese a 513 lavoratori per 50 anni.
Bene, se allora sottraiamo mediante un’imposta l’1% della ricchezza dei miliardari italiani abbiamo la possibilità di assumere 908 lavoratori (pagando loro lo stipendio per 50 anni! E se poi li assumessimo nel settore pubblico sarebbero molti di più, perché l’IRPEF tornerebbe indietro). Quanti basterebbero ampiamente, per esempio, ad assicurare controlli rigorosi sulla sicurezza degli impianti a fune e dei ponti autostradali. E tutto ciò sottraendo molto poco agli investimenti produttivi in Italia: i miliardari, come è noto, investono a livello mondiale; supponendo che metà del loro capitale sia investito in Italia la sottrazione sarebbe pari a 885 milioni, vale a dire circa lo 0.25% degli investimenti totali in Italia (circa 325 miliardi nel 2019). Non solo: chi ha un miliardo di ricchezza, o più, di solito sa anche farlo rendere. E’ difficile che renda meno dell’1% all’anno. Quindi lo stock di ricchezza del nostro miliardario non sarebbe intaccato, crescerebbe solo di meno. Non ho dubbi sul fatto che un’opinione pubblica debitamente informata sarebbe a favore di questa imposta.
Ecco la domanda. Perché allora questa imposta, o una analoga, non viene introdotta? E perché i partiti politici, che dovrebbero puntare al massimo consenso, non la propongono? Io non lo so. Credo che rispondere non sia affatto semplice, ma sia importante.
Guido Ortona