Suma bin ciapà

Per accorgersene non è necessario essere specialisti in geriatria, basta avere avuto a che fare con qualche parente affetto da demenza senile. Joe Biden, l’uomo che in questo momento è alla guida del paese più ricco e potente del mondo, mostra da tempo gli inquietanti segni della malattia: i movimenti incerti, la fissità dello sguardo, i problemi di memoria impietosamente evidenziati dalle scalette dei discorsi, dove gli uomini dello staff gli indicano perfino dove rivolgersi, e da che parte allontanarsi dal palco. 

Ma soprattutto ci sono le confusioni dei nomi e le gaffes, sempre più frequenti. La più clamorosa è di poche ore fa, al termine dello storico vertice di Woodside con il presidente cinese Xi Jinping. Quattro ore di colloquio nel segno della distensione, più che mai necessaria in un mondo sull’orlo della guerra. Poi è arrivata la domanda fuori programma di una giornalista, che ha chiesto al presidente se avrebbe ancora definito Xi un “dittatore”, come aveva fatto in passato, e lui ha risposto “sì”. I commentatori più benevoli dicono che lo avrebbe fatto a ragion veduta, per dare un contentino a  chi lo aveva criticato per la decisione di incontrare Xi. Ma basta guardare i venti secondi di video che tutti i media americani hanno riportato con grande evidenza per capire che non è così.

In fondo è normale. Tra pochi giorni Biden compirà ottantun anni, una età dove molti tirerebbero i remi in barca, consapevoli del fatto che la saggezza acquisita con l’età non è più sufficiente a compensare  il declino fisico e mentale. Il problema è che lui ha annunciato l’intenzione di ricandidarsi per un secondo mandato alle prossime elezioni presidenziali, in programma nel novembre 2024, e che per il momento il partito democratico, visti i limiti dell’attuale vicepresidente Kamala Harris, non ha candidati alternativi credibili.

Per convincere Biden a ritirarsi sono scesi in campo molti dei più autorevoli esponenti del partito democratico, e lo stesso Barack Obama sta prendendo le distanze da lui. Ma il presidente tiene duro, e la sua ostinazione rischia di azzoppare chiunque altro si faccia avanti.  Il tempo stringe, e alcuni incominciano a pensare che sia già troppo tardi. La inquietante prospettiva che un farabutto come Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca sembra confermata dai sondaggi: gli ultimi danno Biden sconfitto da Trump in quasi tutti gli stati in bilico, quelli che storicamente determinano gli esiti del voto.

In una situazione come questa un piemontese direbbe “suma bin ciapà”, siamo ben messi. Chissà se esiste un equivalente in inglese.

Battista Gardoncini

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