Scemi di guerra

Comunque la pensiate sulla guerra in Ucraina, e anche se Marco Travaglio non vi piace, fate uno sforzo e leggete il suo ultimo libro “Scemi di guerra”, pubblicato da Paper First. Se non altro perché, a parte l’introduzione e un capitolo sugli eventi che hanno preceduto l’invasione russa, tutto il resto si basa su materiali che lui si è limitato a raccogliere in questo anno di guerra con maniacale scrupolo archivistico: reportage, interviste e dichiarazioni provenienti dai nostri giornali e dalle nostre televisioni. 

Travaglio è Travaglio, e non ha resistito alla tentazione di inserire qua e là il suo solito repertorio di battute, a volte efficaci e a volte indisponenti.  Ma avrebbe tranquillamente potuto farne a meno: il solo fatto di rileggere il tutto in ordine cronologico ha un effetto dirompente, perché evidenzia con spietata oggettività il lunghissimo elenco di errori, incongruenze e previsioni sbagliate che i nostri politici e commentatori con l’elmetto, sfidando il buon senso e incuranti del ridicolo, ci hanno propinato in questi mesi. E lo hanno fatto quasi senza contradditorio, grazie a un sistema dei media che ha consapevolmente sacrificato le regole di una corretta informazione alle esigenze della propaganda bellica.

“Scemi di guerra” potrebbe sembrare una lettura amena. In realtà lascia lascia l’amaro in bocca, e induce a tristissime riflessioni sulla facilità con cui l’opinione pubblica italiana può essere manipolata e indotta a considerare normale il coinvolgimento in una guerra che rischia di diventare mondiale, e per molti versi già lo è. E questo nonostante un pacifismo di fondo confermato in modo unanime dai sondaggi.

Nella Russia di Putin – conclude paradossalmente Travaglio – è vietato parlare di guerra. Nell’Ucraina di Zelensky i negoziati con la Russia sono vietati per legge. In Italia è proibito parlare di pace“. Ed è difficile dargli torto.

Battista Gardoncini

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