Quando il nome fa schifo

Credevo che con la nipotina di Mubarak la destra italiana avesse toccato il fondo. Ma quello che sta accadendo in queste ore è peggio. Molto peggio, perché allora c’era una maggioranza di governo che tentava di difendere un premier indifendibile per evitare di soccombere insieme a lui. Squallido, ma comprensibile.

Qui, invece, c’è una destra libera di scegliere, che non rischia nulla, e anzi avrebbe buone possibilità di mandare comunque una persona di suo gradimento sul colle più alto. Questa destra, incurante degli scandali, delle sentenze passate in giudicato e del ridicolo, sta dicendo al paese di sentirsi rappresentata da Berlusconi. Senza vergogna, e apparentemente dimentica del fatto che perfino gli elettori gli hanno da tempo voltato le spalle, visto che nei sondaggi il suo partito azienda è inchiodato a percentuali a una cifra. 

Niente paura – dicono i soliti bene informati – si tratta delle solite schermaglie politiche. La destra lo sostiene perché pensa di poter ricavare dalla sua ambizione senile un vantaggio politico, ma è probabile che alla prova dell’aula Berlusconi non abbia i numeri per salire al Colle, e che alla fine i voti del centro destra convergano su un altro candidato “meno divisivo”. 

Può darsi, ma qualche paletto le altre forze che siedono in parlamento dovrebbero metterlo, visto che tra l’altro hanno i numeri per farlo. Non vedo ad esempio come, dopo aver detto no a Berlusconi, si possa dire sì a uno dei tanti burattini che hanno dichiarato di considerarlo un padre della Patria capace di dare lustro all’Italia sul piano internazionale. 

Una cosa però è certa. In queste ore di attesa del voto la politica sta mostrando il suo aspetto peggiore. Vale per la destra che dice una cosa, ne pensa un’altra, e alla fine probabilmente ne farà una terza. E vale anche per  il centro sinistra, che non ha neppure il coraggio di dire una parola chiara sul suo candidato, e balbetta le solite dichiarazioni inconcludenti sui problemi di metodo che devono precedere le discussioni sui nomi. Che è quello che si dice quando il nome non c’è, oppure fa un po’ schifo.

Battista Gardoncini

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