Alla fine la scuola è ripartita. Con qualche problema, ma è ripartita. A leggere i giornali la catastrofe incombe. Il Covid, complice l’inettitudine del governo, farà una strage, se non tra gli studenti, dotati di robusti sistemi immunitari, sicuramente tra i loro nonni, infettati dagli amati nipoti. Inoltre mancano gli insegnanti, i banchi, le aule e naturalmente le mascherine, per non parlare dei termometri e del personale abilitato a usarli.
Poi guardi le facce degli studenti, e li vedi felici di tornare finalmente in classe, con i compagni che non vedevano da mesi, e con i professori in carne e ossa, compresi quelli non troppo amati per la loro severità. Perché la scuola, con tutti i suoi problemi vecchi e nuovi, è pur sempre la scuola, e cioè il luogo dove si cresce, ci si confronta, e ci si diverte. Il luogo dove nasce il futuro, perché quello che ti dà, tanto o poco che sia, ti accompagnerà per tutta la vita. Guardi le loro facce, e pensi con commiserazione ai politici da strapazzo che pur di polemizzare con il ministero dell’istruzione hanno gridato alla scandalo per una apertura troppo anticipata, che non avrebbe tenuto conto delle date del referendum. Solo sui giornali, ovviamente, perché se avessero provato a proporre un ennesimo rinvio agli studenti e alle loro famiglie sarebbero stati sommersi dalle pernacchie.
La scuola non meritava di diventare uno dei tanti fronti della guerra senza esclusione di colpi che in Italia si sta combattendo per decidere chi gestirà nei prossimi mesi l’enorme massa di denaro in arrivo dall’Europa. Come dimostrano l’insofferenza di Confindustria e gli editoriali dei giornali del gruppo Gedi, l’attuale governo non piace, perché potrebbe dimostrare anche in campo economico la stessa indipendenza di giudizio che ha consentito al paese di uscire senza troppi danni dall’emergenza Coronavirus. Invece, un bel governo di unità nazionale, guidato da un banchiere di lungo corso come Draghi, consentirebbe a finanzieri, industriali e partiti, compresi quelli che per il momento stanno all’opposizione, di sedersi al tavolo delle spartizioni. Tutti insieme appassionatamente, facendo finta di cambiare tutto per far sì che le cose vadano come sono sempre andate.
Non è detto che il progetto vada in porto. Il prestigio personale del presidente del consiglio Conte, le buone prove che stanno dando alcuni dei ministri come quello della sanità Speranza, e la lucidità del segretario del PD Zingaretti sono ostacoli non da poco. Ed è per questo che contro di loro si stanno sparando palle alzo zero, come quelle che stiamo leggendo in queste ore sulla riapertura delle scuole, mentre le elezioni regionali e il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, grazie anche alla stupidità di troppi utili idioti, sono diventati appuntamenti decisivi per la sorte del governo. La prossima settimana conosceremo il nome del vincitore.
Battista Gardoncini