Narrazioni a senso unico

In Ucraina si continua a combattere e il pericolo di una catastrofica escalation è sempre presente. Parlare apertamente di bombe atomiche, sia pure per negare l”intenzione di usarle come hanno fatto i russi, non tranquillizza. E, nonostante le successive smentite, non tranquillizzano neppure le esternazioni fuori controllo del presidente Biden nei confronti del “macellaio” Putin, possibile indice della volontà di cronicizzare il conflitto per trasformare l’Ucraina in una sorta di Vietnam nel cuore dell’Europa. Sul versante opposto, la stasi delle operazioni militari attorno a Kiev e il recente annuncio dei russi di voler concentrare gli sforzi nell’area del Donbass farebbero pensare che le diplomazie siano al lavoro e che nei prossimi giorni qualcosa potrebbe cambiare. 

Nessuno al momento è in grado di dire quale linea prevarrà. Esattamente come quella russa, l’opinione pubblica occidentale non ha gli elementi per capire, perché viene bombardata ogni giorno da una  propaganda bellica tecnicamente più raffinata di quella propinata da Putin ai suoi concittadini, ma non meno insidiosa. La logica è la stessa: quello che accade davvero sul terreno è meno importante della sua narrazione a senso unico, costruita su misura per demonizzare il nemico e non lasciare spazio al dubbio.

Questo è particolarmente evidente in Italia, dove l’idea anglosassone del giornalismo come “watchdog”, cane da guardia del cittadino nei confronti del potere, non ha mai attecchito perché il sistema dei media è legato da rapporti troppo stretti con la politica e l’economia per potersi permettere una vera autonomia. Nessuno contesta il dato di fatto che la Russia abbia aggredito e che l’Ucraina si difenda. Ma ripetere all’infinito questa ovvia verità non spiega i motivi che hanno portato all’invasione e non autorizza a considerare fonti attendibili le fantasiose dichiarazioni di Zelensky e dei suoi generali sull’andamento della guerra. Allo stesso modo, le grottesche semplificazioni dei nostri media sui russi tutti cattivi e gli ucraini tutti buoni dimenticano, oltre alle svastiche sulle divise dei buoni, la storia dei ventennali contrasti tra i due paesi, e non favoriscono gli sforzi per una  possibile soluzione diplomatica della crisi. 

Oggi chi guarda le televisioni e legge i principali quotidiani italiani ha la netta impressione che lo stillicidio di notizie e di smentite sui singoli episodi bellici, sull’entità dei bombardamenti e sul numero delle vittime sia con tutta evidenza finalizzato a trasformare il conflitto ucraino in un ennesimo scontro di civiltà, dove ciò che conta alla fine non sono i fatti, ma le scelte di campo. 

Altri paesi europei, come la Francia e la Germania, sono più cauti, prendono le distanze dall’intransigenza statunitense e cercano di tenere aperti i canali di dialogo con Putin. Ma L’Italia non sembra avere dubbi. Prontissimo a mandare armi all’Ucraina, il governo dell’ottimo Draghi ha rinunciato a qualsiasi ruolo di mediazione in un conflitto che lo tocca da vicino per la sua dipendenza dal gas russo, e fa di tutto per presentare le sue scelte come obbligate, una sorta di imperativo morale per chiunque abbia a cuore la pace e la libertà. 

In televisione nulla accade per caso. In altre circostanze l’esercito di ben pasciuti opinionisti di mezza età lautamente pagati che si infilano l’elmetto e dissertano sulla necessità di imbracciare il fucile in difesa dell’Occidente sarebbe ridicolo. In queste, con una guerra in corso, è preoccupante. 

La violenza verbale ai limiti della intimidazione che viene riservata ai pochi che dissentono dovrebbe preoccupare tutti quelli che ancora credono nella forza delle idee. Il caso del professor Orsini, accusato di intelligenza con il nemico, è arcinoto, ma non è l’unico. Di solito l’esercito dei tuttologi capaci di passare con disinvoltura dalla “Posta del Cuore” alla geopolitica è troppo  impegnato a presidiare gli studi televisivi per trovare il tempo di informarsi di quello che accade al di fuori. Ma se lo facesse, scoprirebbe che i dubbi di Orsini sono condivisi da molti, e che personaggi insospettabili come il candidato presidente degli Stati Uniti Bernie Sanders e parecchi analisti militari di alto livello la pensano esattamente come lui.

Con buona pace del TG1 che è riuscito nell’impresa di censurare le coraggiose dichiarazioni di Papa Francesco sul riarmo, il mondo reale è complesso. Come diceva un predecessore di Biden, “Puoi ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non puoi ingannare tutti per sempre”. Si chiamava Abramo Lincoln.

Battista Gardoncini

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