È nato prima l’uovo o la gallina? Le riflessioni sul ruolo dei media in un paese stanco e rancoroso come l’Italia ricordano molto da vicino questa vecchia domanda senza risposta. Giornali, radio e televisioni si limitano a registrare passivamente una triste realtà, oppure hanno un ruolo attivo, e contribuiscono con la loro desolante mediocrità allo sfilacciamento della vita pubblica e delle coscienze?
Istintivamente, avendo lavorato in anni in cui i giornalisti contavano qualcosa, sarei tentato di dire che la risposta giusta è la seconda.
Almeno in teoria è nostra responsabilità se una coatta senza cervello con una svastica tatuata sulla schiena è stata sbattuta in prima pagina con tanto di fotografie e interviste sulla infelice gioventù. È colpa nostra se un personaggio in evidente difficoltà come Renzi è il politico più intervistato della maggioranza di governo, e se Gigino Di Maio, praticamente sfiduciato dai Cinque Stelle, viene ancora preso sul serio. È la nostra pigrizia — quella che ci fa preferire le conferenze-stampa alle inchieste — a privilegiare l’apparenza sulla sostanza, e a favorire personaggi come Salvini, non certo un genio, ma in grado di fare breccia in una opinione pubblica anestetizzata da anni di cattiva informazione. Novelli Savonarola della tastiera, demonizziamo il ruolo della politica, ma raccontiamo pieni di entusiasmo, un giorno dopo l’altro, i riti e le dichiarazioni sempre uguali del suo teatrino. In compenso facciamo molta attenzione a non disturbare finanzieri e industriali neanche quando se ne vanno all’estero lasciando il paese in braghe di tela. La cronaca nera ci appassiona, soprattutto se possiamo citare i dettagli più raccapriccianti. Ma non sappiano farla. La ovvia verità che Luca Sacchi non era stato ucciso nel corso di una banale aggressione è saltata fuori dopo giorni, e qualche giornale continua a scrivere che la vittima era un giovane per bene capitato lì per colpa della fidanzata.
Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi, che presi uno per uno sembrerebbero confermare l’ipotesi che i giornalisti abbiano ancora un ruolo attivo nel paese, anche se purtroppo lo usano molto male. Non sarebbe ovviamente una bella cosa e non dovremmo vantarcene, ma se non altro avrebbe il vantaggio di farci sentire ancora importanti. Forse però ci stiamo sopravvalutando. Forse è vera la prima ipotesi: se tanti giornali, tante radio e tante televisioni si limitano a scopiazzare, affrontando gli stessi argomenti nello stesso modo e con gli stessi pessimi risultati di vendite e di ascolti, occorre rassegnarsi all’idea che lo fanno perché il giornalismo, a parte pochissime e benemerite eccezioni, non esiste più: si è autodistrutto accettando di confondere l’informazione con la comunicazione e rinunciando senza combattere al pensiero critico e all’autonomia.
Una risposta certa, comunque, non c’è. E tutto sommato, come per l’uovo e la gallina, non è così importante.
Battista Gardoncini