La grande abbuffata

Dal gennaio 2020, quando il mondo ha scoperto di avere a che fare con una nuova e gravissima pandemia, il Covid è stato giustamente in prima pagina su tutti i mezzi di informazione. I bollettini sul numero delle vittime, le  ipotesi sulle cause della malattia, i pareri spesso contrastanti degli esperti sulle possibili cure e le immancabili polemiche politiche sono diventati in molti i paesi il principale argomento di discussione, e non poteva essere altrimenti, visti anche i drastici mutamenti nel modo di vivere imposti per contenere il contagio. 

Ma a distanza di nove mesi, forse, dovremmo incominciare a chiederci se tutta questa enfasi sia ancora giustificata. In altri paesi qualcuno lo ha fatto, come dimostra un semplice confronto tra la sobrietà di testate importanti  — il New York Times, il Washington Post, Le Monde — e il sensazionalismo che caratterizza le prime pagine di alcuni organi di informazione italiani.  

Intendiamoci. Non si tratta di abbassare la guardia. Il Covid è una emergenza globale, è ancora tra noi, e probabilmente ci resterà a lungo, perché precedenti esperienze con altri virus dimostrano che occorrerà ancora molto tempo prima di arrivare a  un vaccino efficace, se mai ci arriveremo.  Forse dovremo imparare a convivere con il Covid come in altre parti del mondo si fa con la malaria e altri flagelli altrettanto mortali. 

Ma in questo quadro, l’utilità delle decine di articoli che ogni giorno vengono dedicate al Covid dalle nostre testate, è quanto meno dubbia, e in ultima analisi controproducente. Accade, quando si è perennemente alla ricerca dello scoop e del titolo capace di attirare l’attenzione, e ci si affida a giornalisti incapaci di distinguere tra ciò che ha un fondamento serio e le dichiarazioni improvvisate che hanno l’unico scopo di garantire la visibilità dei loro autori. 

Dal circo Barnum dei virologi o presunti tali abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Contro gli assembramenti dei vacanzieri hanno tuonato in molti, anche quelli che erano lì come gli altri, ma si sentivano giustificati perché avevano il telefonino sguainato. Il contagio di alcuni personaggi eccellenti ha spostato l’attenzione sul nuovo filone del gossip sanitario. L’imminente riapertura delle scuole ha dato spazio a legioni di imbecilli prodighi di consigli non richiesti, insegnanti frustrati, politici di quarta categoria ansiosi di riaffermare inesistenti competenze in materia.

A nessuno, purtroppo, è stato negato un quarto d’ora di effimera notorietà mediatica. Una grande abbuffata di aria fritta che non sembra destinata a finire.  Non stupiamoci poi se i giornali sono in crisi, e alla TV non crede più nessuno.

Battista Gardoncini

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