L’effetto che fa

Non ci sono più certezze. L’ultima era quella che si potesse discutere di quasi tutto, ma non dei numeri. E invece l’ottimo Draghi è riuscito a farla crollare con poche semplici parole: non abbiamo preso la decisione di riaprire il paese per vedere l’effetto che fa, ma sulla base delle evidenze scientifiche e sul continuo declino dei dati e delle curve. 

Negli ultimi mesi l’opinione pubblica è stata bombardata di tabelle, a volte contrastanti e quasi sempre interpretate strumentalmente a sostegno dell’una e dell’altra tesi. Ma nessuno mai aveva mostrato la faccia tosta del nostro primo ministro, che è riuscito nella storica impresa di smentire le statistiche fornite dal suo stesso governo. Infatti  ha parlato in una giornata che ha fatto registrare 15.493 nuovi contagi e 429 morti, mentre  nella settimana precedente erano morte mediamente 398 persone al giorno. A titolo di esempio, il primo marzo i morti erano stati 246, e nei sette giorni precedenti c’era stata una media di 279 morti.  E perfino il confronto con l’anno precedente è impietoso. Se è vero infatti  che il 16 aprile del 2020 vi furono più morti, 525, è anche vero che vi furono di gran lunga meno contagi: 3786.

Intendiamoci. Ridare fiducia un paese ridotto allo stremo è importante, e tutti speriamo che con l’arrivo del caldo i contagi calino e il numero dei morti diminuisca, come peraltro è accaduto l’anno scorso. Ma un conto sono le esigenze sociali e psicologiche del paese,  e un altro conto il tentativo di giustificare una decisione tutta politica con l’evidenza scientifica. E infatti molti autorevoli scienziati, come Galli e Crisanti, non sono andati per il sottile e hanno accusato Draghi di commettere un errore colossale, che rischieremo di pagare caro.

Si vedrà. Basta avere chiaro che quella decisa dal governo è una scommessa, e che in gioco ci sono da una parte la salute, e dall’altra la ripresa dell’economia. A me pare evidente che l’ottimo Draghi, per la sua formazione e per le scelte deleterie che ha fatto in passato come presidente della BCE, propenda per la seconda. Il calcolo è cinico, ma non è detto che sia sbagliato.

Se il nostro presidente del consiglio ha deciso di “vedere l’effetto che fa” abbia il coraggio di dirlo, e se ne assuma la responsabilità, senza nascondersi dietro il dito della scienza e senza approfittare  del sostegno che in queste ore gli sta dando un sistema dei media mai così servile nei confronti del potere. 

Battista Gardoncini

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