Ho letto con molta curiosità il libro che Rocco Casalino ha dato alle stampe per Piemme proprio nei giorni della crisi che ha fatto cadere il governo di Giuseppe Conte, di cui era il portavoce. E mi è piaciuto.
Ne “Il portavoce, la mia storia” la politica occupa un posto importante, ma non prevalente, e non ci sono riferimenti ai convulsi giorni che hanno portato alla caduta di Conte. Il libro racconta invece nei dettagli, anche quelli più intimi e crudi, la storia di un uomo che si è fatto strada nella vita senza che nessuno gli regalasse nulla. Può darsi che qualcosa sia stato taciuto e qualche avvenimento sia stato un po’ romanzato, ma questo accade in tutte le autobiografie, e non modifica l’impressione generale di trovarsi di fronte a un personaggio fuori dal comune, molto diverso dalle superficiali descrizioni che ne hanno accompagnato l’ascesa.
Casalino nasce da una famiglia pugliese poverissima, che si trasferisce in Germania spinta dal bisogno. Il padre è un ubriacone manesco, la madre subisce, e cerca come può di proteggere lui e la sorella dalla violenza. Rocco parla il tedesco meglio dell’italiano perché in famiglia si usa soltanto il dialetto, e cerca disperatamente di integrarsi. L’interesse per le materie scientifiche lo aiuta a uscire dal ghetto degli immigrati e a frequentare una buona scuola, ma il padre si ammala e decide di tornare in Puglia, a Ceglie Messapica. Qui Rocco deve superare nuove difficoltà di ambientamento, scopre di essere attratto dai ragazzi, e incontra una professoressa politicamente impegnata che lo spinge a studiare e a avvicinarsi alla sinistra comunista. Supera la maturità con 60 sessantesimi, viaggia all’estero, si trasferisce a Bologna dove si laurea in ingegneria elettronica. Ma trova soltanto lavori poco qualificati, che lascia per partecipare alla prima edizione del Grande Fratello. Grazie alla popolarità ottenuta dalla televisione Casalino non ha più difficoltà economiche, accetta l’omosessualità troppo a lungo negata, e si dimostra abilissimo nel gestire il suo personaggio di antipatico e spregiudicato manipolatore, che lui dice essere completamente diverso dalla realtà. Collabora con giornali e trasmissioni di approfondimento, e nel 2007 diventa giornalista professionista. Nel 2011 ha i primi contatti con i Cinque Stelle, ma il suo ingombrante passato nel Grande Fratello è fonte di dure polemiche interne al movimento. Soltanto negli anni successivi l’amicizia con Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio gli spiana la strada verso i vertici del movimento, sempre nel ruolo di comunicatore e di esperto dei rapporti con i media, fino al ruolo di portavoce di Giuseppe Conte.
In questa veste Casalino è stato per oltre due anni uno degli uomini più influenti, e temuti, della politica italiana. Qualcuno si è spinto a dire che molte delle mosse di Conte, neofita della politica, siano state direttamente ispirate da lui, che a sua volta prendeva ordini dalla Casaleggio e associati, guidata dal figlio del fondatore. Non è ovviamente in una autobiografia che si possono trovare conferme o smentite di questa ipotesi. Nelle sue pagine finali, però, emerge un ritratto interessante e per alcuni versi inedito di Giuseppe Conte, della sua capacità di lavoro, e anche delle idee che hanno ispirato il suo impegno di presidente del consiglio.
Molti hanno già iniziato a sparare ad alzo zero contro “Il portavoce, la mia storia”, che considerano l’ennesima spregiudicata operazione di un abile manipolatore. Può anche darsi, e del resto in circolazione ci sono decine di libri scritti da politici desiderosi di auto-promuoversi o di rifarsi una verginità. Questo però è scritto bene, e non fa rimpiangere le ore impiegate per leggerlo.
Battista Gardoncini