Attraverso alcuni giornali amici Matteo Renzi ci informa oggi che la destra ha i numeri per eleggere il nuovo presidente della repubblica, ma non ha né una strategia né un candidato. Quello che Renzi non dice e preferisce lasciare sottinteso è che quei numeri ci sono soltanto considerando anche i 28 deputati e i 15 senatori del suo partito, tutti eletti nel 2018 con i voti degli elettori PD. L’elenco completo lo potete trovare qui, ma qualche nome dovrebbe bastare per rendere l’idea. Alla camera troviamo la fedele Maria Elena Boschi, la miracolata Silvia Fregolent, l’iperattivo Michele Anzaldi, il trasformista Gennaro Migliore, l’aspirante Nobel dell’economia Luigi Marattin, il sondaggista-geometra Giacomo Portas. In senato, la pugnace Teresa Bellanova, l’inaffondabile Mauro Marino, il sempiterno Riccardo Nencini, l’ambizioso Davide Faraone. E naturalmente lui, il capo indiscusso, il fine stratega, lo spregiudicato manovratore della politica Matteo Renzi.
Da gente così c’è da aspettarsi di tutto, anche che offrano la loro disponibilità a votare per Silvio Berlusconi sostenendo il valore culturale del bunga bunga, se praticato con la nipotina di un capo di stato africano. Forse non con l’intenzione di eleggerlo davvero, ma con il miope calcolo politico di ottenere per sé il massimo vantaggio personale possibile. Non bisogna infatti dimenticare che dopo l’insediamento del nuovo presidente della repubblica le elezioni politiche in calendario nel 2023 potrebbero anche essere anticipate alla fine del 2022, e che un partito ridotto ai minimi termini come Italia Viva è a forte rischio di sparizione. E che, se anche il partito riuscisse a sopravvivere, la riduzione del numero dei deputati e dei senatori calerebbe comunque come una ghigliottina sui suoi parlamentari.
In questo quadro, quello che vuole Renzi, con il suo ego ipertrofico, è abbastanza chiaro: restare comunque al centro dell’attenzione che inspiegabilmente giornali e televisioni continuano a dedicargli, dimostrare agli avversari che è ancora pericoloso e in grado di condizionare il gran gioco della politica, e continuare a farsi gli affari suoi, conferenze in Arabia Saudita comprese.
Ma gli altri? Non hanno né la statura né la buona stampa del loro capo, e il rischio di vendersi per un pugno di lenticchie, e di ritrovarsi alla fine senza nemmeno quelle, è molto alto. Francamente è difficile capire che cosa vogliano. Si sarebbe tentati di dire “fatti loro”, se non fossero anche un po’ nostri.
Battista Gardoncini