A scanso di equivoci, Putin ha fatto male – molto male – a invadere l’Ucraina. Ma da quando lo ha fatto i giornali e i telegiornali italiani raccontano la guerra con un unico criterio: quello che dicono gli ucraini è sempre vero, e quello che dicono i russi è sempre falso.
Le cose, però, sono un poco più complicate. Entrambe le parti fanno un largo uso della disinformazione, diffondono fake news e accusano l’avversario di ogni sorta di nefandezze. Aggiungiamoci l’incapacità professionale di alcuni, come il giornalista del TG1 convinto che il massacro del 1905 sulla scalinata di Odessa fosse opera dei bolscevichi sugli ucraini inermi, e il risultato è assicurato: per capire quello che sta accadendo bisogna rivolgersi altrove.
Per quello che mi riguarda, dopo aver cessato da tempo di seguire Repubblica e la Stampa, schierate da ben prima del conflitto su posizioni troppo filoatlantiche, avevo cercato rifugio nel Corriere della Sera. Ma anche il quotidiano diretto da Luciano Fontana, un giornalista che ho sempre apprezzato, sta perdendo qualche colpo. L’edizione cartacea, dove un tempo era sempre possibile trovare qualche notizia interessante, frutto del lavoro documentato di giornalisti esperti, oggi privilegia i commenti dei tuttologi di turno, soprattutto se si sono messi l’elmetto come Mieli o Scurati. Quella online è abborracciata, piena di titoli acchiappa-clic, e ancora più propensa della sorella maggiore a dare spazio solo a chi considera la Russia l’impero del male e Putin un pazzo psicopatico. Se anche fosse vero – e a prescindere dal fatto che almeno metà del mondo non è d’accordo – questo atteggiamento non sembra il modo migliore per favorire una ripresa delle trattative più che mai necessaria, visto che le alternative sono di gran lunga peggiori: la terza guerra mondiale o la scomparsa dell’Ucraina come stato indipendente.
Non è certo un caso, quindi, che due dei più importanti giornali occidentali, il New York Times e Le Monde, si muovano con molta cautela, e oggi rappresentino la migliore fonte di informazione disponibile sul conflitto. Intendiamoci, sono entrambi saldamente schierati con l’Occidente, e sono convinti che Putin vada fermato. Ma non permettono che le loro convinzioni influenzino le scelte professionali, e cercano di attenersi alla prima e più importante regola del mestiere: dare notizie certe e per quanto possibile verificate. In particolare, su Le Monde esiste una rubrica che mi sento di consigliare anche a qualcuno dei nostri direttori. Si chiama “Les décodeurs” e elenca alcune delle più clamorose fake news finite in rete – e sui giornali – dall’inizio della guerra. Leggetela, non ve ne pentirete.
Battista Gardoncini
1 comment
La pagina di “le monde” è molto interessante e anche divertente a suo modo. Grazie della segnalazione