Questa sera Renzi andrà da Vespa a dettare le sue condizioni al governo Conte, con la chiara intenzione di farlo cadere per dimostrare di essere indispensabile all’equilibrio politico e per eliminare dalla scena l’attuale premier, che gli fa ombra. Quel che dirà, tutto sommato, non ha importanza. Non sono così curioso da sprecare la serata per ascoltare le sue chiacchiere da imbonitore di provincia, e mi accontenterò dei resoconti dei giornali di domani. Ma nutro la segreta speranza che il cacciaballe di Rignano stia per schiantarsi per l’ennesima volta contro la dura realtà dei fatti. Le ripetute sconfitte elettorali e il disastro del referendum costituzionale non sembrano avergli insegnato niente, come accade a chi è troppo pieno di sé per preoccuparsi di quello che pensano gli altri.
Solo due partiti, la Lega e Fratelli d’Italia, vogliono in questo momento andare al voto. Vanno forte nei sondaggi, ma nell’attuale parlamento non hanno i numeri per decidere alcunché. Gli altri partiti hanno i numeri, ma sanno anche che in caso di elezioni rischierebbero una sonora sconfitta, e quindi faranno di tutto per non andarci. Renzi lo sa, e infatti ha preventivamente dichiarato che non vuole nuove elezioni. Il suo obiettivo principale è Giuseppe Conte, che si sta dimostrando un buon premier, apprezzato non soltanto dai Cinque Stelle che lo hanno scelto, ma anche da elettori di diverso orientamento politico. A torto o a ragione, Renzi pensa che Conte sia uno degli ostacoli alla crescita di Italia Viva, che secondo tutti i sondaggi è in grande difficoltà, e oggi, se venisse approvata una nuova legge elettorale con sbarramento, non entrerebbe in parlamento.
Impallinare Conte, però, non sarà affatto semplice, e non soltanto perché l’avvocato pugliese si è dimostrato un buon premier, capace di stemperare le tensioni e di assicurare una corretta gestione della cosa pubblica. Il suo governo sta facendo bene nella gestione dei migranti, ha affrontato con decisione la crisi del coronavirus, e perfino l’economia sta mostrando segni di ripresa. La storia politica italiana dimostra che i meriti a volte non bastano, ma Conte ha un vantaggio in più, perché oggi la sua figura rappresenta la garanzia di un difficile equilibrio tra i Cinque Stelle in crisi, un PD che ha bisogno di tempo per ritrovare una sua identità, una sinistra sempre più marginale e parti di Forza Italia che vedono come il fumo negli occhi l’ascesa di Salvini e della Meloni. Con buona pace di Renzi e delle sue truppe a rischio estinzione, all’orizzonte non si vedono persone che abbiano le stesse caratteristiche e che diano le stesse garanzie di Conte. E la prossima tornata di nomine nelle aziende pubbliche, che vede in palio molte poltrone di peso, potrebbe aiutare alcuni incerti ad avvicinarsi all’attuale maggioranza. È dunque lecito sperare che al momento buono, quando si tratterà di esprimere la fiducia al governo, dal cilindro parlamentare saltino fuori i voti necessari a garantire lo status quo.
Con un po’ di fortuna, da quel giorno Renzi potrebbe finalmente scomparire dalle prime pagine dei giornali e ritirarsi in quel di Rignano a gestire gli affari di famiglia con il papà. E se non capiterà vorrà dire che ce lo siamo meritato.
Battista Gardoncini