Dopo il voto in Umbria

Paolo Furia, segretario regionale del PD piemontese, ha messo in rete le sue considerazioni sul risultato del voto umbro. Che ci vedono perfettamente d’accordo, e quindi con il suo consenso le riproponiamo.

1) In Umbria la destra vince dal 2014 e governa città come Perugia. Dopo le dimissioni anticipate e per motivi legati a scandali nella sanità della Presidente Marini, del PD, ci si poteva aspettare una strada in discesa?

2) In Umbria, è quasi un miracolo che il PD tenga i suoi voti delle Europee. Il partito che viene massacrato da questa alleanza è il M5S, soprattutto perché l’elettorato di questo partito da anni è “anti-sistema” e il partito che viene percepito come “sistema” è il PD, sicuramente in Umbria, ma, lo sappiamo bene, non solo. Come già alle Europee, il voto che il M5S perde viene consegnato alla Lega. Il voto che rimane al M5S è quello che, potremmo dire, guarda a sinistra. Una minoranza, rispetto all’elettorato 2018, con cui è possibile ragionare, ma che ha poco a che fare con i vari Di Maio e Di Battista.

3) Per guidare la nave in tempesta (da molti mesi) consiglierei certo fiducia ma prudenza. Da mesi vado dicendo che la discussione sulle alleanze locali tra PD e 5 Stelle è da farsi luogo per luogo con rispetto per le dinamiche locali e soprattutto non va precipitata. I test delle elezioni regionali, oltre che della responsabilità dimostrata durante la discussione sulla Legge di Bilancio, sono decisivi anche per il prosieguo dell’esperienza di governo. Ma questa è una consapevolezza minima che ognuno, nel PD, deve avere.

4) La Lega, comunque, non ottiene solo un voto “contro”. Salvini era al Governo e non accennava a perdere neanche un voto. In questo momento la Lega è maggioranza culturale nel Paese. I porti chiusi, la sicurezza, la quota cento, lo sblocca cantieri, i contanti, la tassa piatta: è questa l’agenda, nella sua tragica ed elementare semplicità, che oggi vince. E si può essere minoranza con onore, come si era antifascisti durante il trionfo del fascismo, facendo cose dal Governo, ma anche senza essere al Governo. Lo stesso Zingaretti ha detto e ripetuto in televisione più volte negli ultimi giorni che non è obbligatorio stare su, se i partners sono più interessati a giocare ai distinguo che a operare nel nome del bene dell’Italia. Il rischio è di non riuscire a modificare l’agenda e di aumentare il dissenso verso di noi. Anche questo si vedrà nel corso delle prossime settimane.

Palo Furia

Potrebbero interessarti
LEGGI

L’ottimismo della conoscenza

Sulla sua pagina Facebook Guido Silvestri si presenta modestamente così: migrante italo-US, medico, scienziato, curioso di politica e…
LEGGI
LEGGI

Perché si chiamano bufale

Spopolano sul web, le “bufale”. Il termine è diventato di uso comune in questi tempi di post-verità, per…
LEGGI
LEGGI

Lo scandalo della Banca Romana

Ultime notizie dal mondo dorato dell’economia e della finanza. FCA è accusata di aver barato sulle emissioni dei…
LEGGI