Ciao Nino

Nino Battaglia, nostro collega per tanti anni in RAI e storico collaboratore di Oltre il ponte, se ne è andato a 71 anni, stroncato in pochi giorni da una terribile malattia. Lascia la compagna Elisabetta e il figlio Mattia, di 5 anni. I funerali si terranno lunedì alle 11 a Torino, nella chiesa di Santa Barbara in via Assarotti 14. Ecco il nostro ricordo.

Siamo arrivati in RAI insieme, nei primi anni Ottanta, il democristiano Bianco, il socialista Battaglia e il comunista Gardoncini, perché allora funzionava così, e non è detto che fosse peggio. 

Nino se ne è andato ieri, sei anni dopo Gianfranco, per la stessa terribile malattia, e qui sono rimasto soltanto io per ricordare la nostra amicizia, maturata in anni dove le appartenenze politiche non offuscavano la solidarietà nella professione e nella vita. Per questo voglio farlo in parte con le stesse parole che avevo usato sei anni fa in un ricordo di Gianfranco, non a caso intitolato “Gianfranco, Nino e io”. 

Tutti e tre eravamo cresciuti in cronaca, consumando la suola delle scarpe tra morti ammazzati, manifestazioni di piazza, incidenti stradali e consigli comunali. Però non avevamo esperienza di radio e di televisione, e il caporedattore di allora, Federico Scianò, ci affidò alle cure di Guido Leoni, che si occupava del Gazzettino del Piemonte, lo storico e molto seguito appuntamento radiofonico di metà giornata.

Guido era un formidabile uomo macchina, non gli sfuggiva nulla e non tollerava le sciatterie. Si avvicinava alle nostre scrivanie con i fogli di carta carbone su cui i dimafonisti della redazione avevano trascritto le notizie dettate al telefono da corrispondenti e informatori. Accanto a ogni notizia c’era il numero di righe che ci aveva assegnato. Dovevano essere proprio quelle, non una di meno, non una di più, e non erano ammessi errori, neppure quelli di battitura, perché secondo Leoni avrebbero potuto creare difficoltà agli annunciatori che le leggevano in onda. A volte potevamo trasformare quelle notizie in un servizio in voce, registrato prima della messa in onda del Gazzettino o dei giornali radio nazionali della fascia serale, che a metà pomeriggio ci telefonavano per chiedere qualche contributo. Avremmo dovuto aspettare oltre un anno prima che Leoni approvasse la rivoluzionaria novità dei giornalisti conduttori.

Quello fu l’inizio. Poi arrivarono i  primi servizi televisivi, le dirette, le conduzioni delle principali edizioni dei TG, che nel frattempo si erano moltiplicati. Sempre insieme, sempre amici anche quando capitava di litigare, come accade in tutte le redazioni. Il legame di quei primi tempi non si interruppe neanche quando ci ritagliammo le nostre specializzazioni, che nel caso di Nino fu la politica. Era molto bravo, molto informato, e sufficientemente ironico per non prendere troppo sul serio le vuote schermaglie delle sedute consiliari. Nelle sue cronache, anche quando gli argomenti erano davvero importanti, si sentiva quella punta di aristocratico distacco che gli inglesi chiamano understatement, e che in un siciliano come lui diventava una sottile, elegante forma di umorismo.

Ma il vero amore di Nino era per il cinema, di cui sapeva tutto, e di cui per anni aveva scritto con competenza sulla carta stampata firmandosi Angelo Merisi, in omaggio all’altra sua grande passione, la pittura del Caravaggio. Una passione coltivata con discrezione, che ho scoperto per caso quando andammo a Roma per una riunione sindacale e lui mi trascinò in giro per la città a vedere alcune delle sue opere. Arrivammo tardi alla riunione, ma ne valse la pena. Per Caravaggio, e per la tante cose che Nino sapeva di lui.

Per seguire i festival cinematografici più importanti Nino sacrificava ferie e riposi, e credo che il vero punto di svolta della sua carriera in RAI non furono le meritate promozioni, ma il tardivo riconoscimento del fatto che anche nella nostra redazione regionale c’era spazio per le sue critiche cinematografiche, sempre interessanti e documentate.

Dopo la pensione Nino ha continuato a scrivere di cinema, e lo ha fatto anche per noi di “Oltre il ponte”. Il suo ultimo contributo, che potete leggere qui, è una anticipazione del festival di Venezia. Non ci ha mandato il consueto pezzo sui vincitori, e la cosa ci era sembrata strana, ma avevamo pensato che se ne fosse dimenticato perché troppo preso dal suo ruolo di padre del piccolo Mattia.  Purtroppo c’era dell’altro.

Battista Gardoncini

2 comments
  1. Ciao Giambattista… Un bel ricordo di nino e di quei tempi perfetti quando tutto ci sembrava ancora possibile, il nostro era ancora il mestiere più bello del Mondo, nonostante la politicizzazione fosse già “Il” Problema Dell’informazione e della “Formazione”…. Conoscevo Nino dai tempi delle prime radio ‘LIBERE’ E TV private… Prima di diventare mio compagno di banco per oltre 30 anni in Rai… Mancherà a t tutti noi…

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