Mancano dieci giorni alle elezioni per il sindaco di Torino, e ancora non ho deciso per chi votare. O meglio, dal momento che continuo a considerarmi di sinistra e non ho nulla da spartire con Paolo Damilano e con i partiti che lo sostengono, “come” votare per esprimere il mio profondo disagio nei confronti delle scelte del centro sinistra torinese che hanno portato alla candidatura di Stefano Lo Russo.
Non ho nulla contro la persona di Lo Russo. Per quel poco che lo conosco, mi sembra un amministratore competente, anche se un po’ grigio e di scarso appeal nei confronti di platee più ampie degli apparati di partito che lo hanno sostenuto. E questo potrebbe costargli caro nel probabile ballottaggio con Damilano, che nel corso degli anni ha saputo presentarsi come un imprenditore brillante, prestato alla politica ed esente dai suoi difetti.
Ma in politica, oltre alle persone, contano le strategie. E qui sono in totale disaccordo con quella parte del centro sinistra che per cinque anni ha fatto una guerra insensata al sindaco Appendino e alla sua giunta, e con Lo Russo che quella guerra ha sostenuto in prima persona in quanto capogruppo PD in consiglio comunale. Per due motivi. Il primo è che a mio avviso Appendino non ha fatto così male. Il secondo è che i numeri e la vicende politiche nazionali dimostrano l’assoluta necessità di una alleanza tra centro sinistra e Cinque Stelle per battere le destre nelle prossime elezioni politiche, e prima ancora per arginarle nelle votazioni per il nuovo presidente della repubblica.
Invece, dalla farsa delle primarie torinesi è uscito, peraltro con soli 300 voti di scarto sul candidato civico Tresso, il nome di una persona che questa alleanza ha sempre osteggiato, e che addirittura renderà improbabile una convergenza dei voti dei Cinque Stelle nell’eventuale ballottaggio. E che dire delle circoscrizioni, dove il ballottaggio non è previsto e il centro destra si presenta unito? Saranno pure enti inutili e forse da abolire, ma perderle tutte non è bello. Un capolavoro politico di cui francamente non si sentiva la necessità, anche perché il centro sinistra aveva a disposizione un personaggio che avrebbe vinto al primo turno, il chirurgo Mauro Salizzoni, evidentemente troppo di sinistra e troppo indipendente per piacere all’attuale PD.
Quanto ai Cinque Stelle, usciranno ridimensionati dal voto e lo sanno, tanto che hanno schierato la candidata di bandiera Valentina Sganga invece di cercare un nome capace di attirare consensi esterni, come è accaduto a Milano dove l’ex premier Conte è intervenuto per ribaltare il risultato della consultazione degli iscritti e imporre una sua candidata. Non avranno il mio voto, ma hanno un bacino elettorale ancora consistente, che potrebbe risultare decisivo nel ballottaggio, e qualche segnale lo hanno lanciato. Sono curioso di vedere se il centro sinistra sarà in grado di coglierlo.
Per quanto mi riguarda, questo è il nodo decisivo delle elezioni torinesi, e mi sto convincendo che l’unico modo per costringere Lo Russo a riconsiderare il quadro politico generale sia metterlo di fronte alla dura realtà dei numeri. Un ridimensionamento del PD a vantaggio di altre forze delle coalizione più aperte al dialogo con l’esterno mi sembra essenziale. Torino Domani, la lista messa in piedi dal consigliere comunale uscente Francesco Tresso, ingegnere come Lo Russo, ma molto più simpatico, è troppo giovane per avere alle spalle un apparato di funzionari interessati soltanto a seggiole e poltrone. Un voto per questa lista è anche un voto per Lo Russo, ma non si può avere tutto. Ci penserò su.
Battista Gardoncini