Chapeau

Preferite un ottantacinquenne cronista di razza, vincitore del Pulitzer per le sue inchieste sulla guerra del Vietnam e di decine di altri premi prestigiosi, o i pennivendoli da strapazzo che imperversano sui nostri giornali, scopiazzando articoli dal web e credendo che i comunicati stampa siano notizie? 

Se preferite il vecchio cronista andate avanti nella lettura. Se no correte in edicola e comperate uno qualsiasi dei cosiddetti “grandi” giornali italiani. 

Il vecchio cronista è Seymour Hersh. Qui trovate tutte le notizie che lo riguardano, comprese le controversie che alcuni dei suoi articoli hanno suscitato. Inevitabili, secondo me, quando ci si misura con alcuni degli argomenti più scottanti degli ultimi 70 anni, dalla guerra del Vietnam alla crisi ucraina, passando per il conflitto arabo-israeliano, il Sudan, i vizietti del presidente Kennedy, l’Iraq, l’Iran, l’uccisione di Bin Laden e la guerra civile siriana. Sempre, comunque, con informazioni di primissima mano, sostenute da una gran massa di documenti e di conversazioni confidenziali. Ed è paradossale che proprio questa sua straordinaria capacità di infrangere i muri dell’omertà gli abbia a volte creato problemi, per l’ovvia riluttanza degli intervistati nel confermare pubblicamente le verità dette in privato. Del resto, non si basavano sulla fonte anonima “Gola profonda” gli articoli del Washington Post sul Watergate, che costrinsero alle dimissioni il presidente degli Stati Uniti Nixon? Eppure quelli sono considerati il più celebre esempio di giornalismo investigativo della storia. E lo sono.

Questa volta Seymour Hersh ha affrontato da par suo una delle vicende più “misteriose” della crisi ucraina, il sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream 1 e 2, che ha interrotto l’afflusso di gas russo all’Europa. E ha dimostrato che in quel sabotaggio non c’è nulla di misterioso. I colpevoli, gli  Stati Uniti, hanno addirittura avuto l’impudenza di annunciare che l’avrebbero fatto per bocca del presidente Biden e del sottosegretario di stato Victoria Nuland.

In un mondo normale, basterebbero queste dichiarazioni a fugare ogni dubbio sui responsabili del sabotaggio. Ma Hersh è andato oltre, ricostruendo il contesto politico nel quale è maturata la decisione, spiegando con dovizia di particolari le modalità di una azione che si è avvalsa della collaborazione dei norvegesi, e indicandone con precisione gli autori, scelti in un corpo di subacquei della marina in grado di operare al di fuori del controllo del congresso. Questo è l’articolo. Lo so, è lungo ed è in inglese, ma non ve lo riassumo perché ogni parola di Hersh merita di essere gustata da chi ancora pensa che il giornalismo possa essere il più bel mestiere del mondo.

Come era fin troppo facile immaginare, nelle ultime ore contro queste imbarazzanti rivelazioni è partito il fuoco di fila delle smentite dell’amministrazione Biden, che i nostri grandi giornali riportano con dovizia di particolari e acide battutine sull’età e i presunti errori passati di Hersh. Nel nostro piccolo, invece, noi pensiamo che da lui abbiamo tutti da imparare. Chapeau.

Battista Gardoncini

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