“Sono qui perché me lo hanno chiesto gli italiani”. Forse le ultime parole pronunciate dall’ottimo Draghi come presidente del consiglio non passeranno alla storia, perché tutto sommato il personaggio non lo merita, ma spiegano meglio di tante raffinate analisi la presunzione dell’uomo, e il vizio di fondo del suo governo .
Quali italiani, presidente? I quattro gatti in cerca di visibilità che in questi giorni sono scesi in piazza facendo finta di sostenerla? I vertici di Confindustria? Le associazioni dei commercianti? I camionisti, come qualcuno ha scritto senza distinguere tra i poveracci che guidano e dormono sulle piazzole autostradali per salari da fame e i padroncini che li sfruttano? O forse i sindaci firmatari di un appello a suo favore? Secondo Nardella, il primo cittadino di Firenze che l’ha promossa, sarebbero oltre 1800 e nell’elenco ci sarebbero esponenti di tutti gli schieramenti. Ma gli italiani sono sessanta milioni, e i sindaci, quando decidono di entrare in modo così plateale nell’agone politico, non rappresentano le loro città, ma se stessi e i loro partiti di riferimento.
Non abbiamo dubbi, presidente, che tra i suoi sostenitori ci siano alcuni autorevoli personaggi: industriali, banchieri, esponenti della finanza internazionale, euroburocrati. La sua indiscussa fedeltà atlantica piace agli Stati Uniti e alla Nato, e molti giornalisti di primo piano sembrano avere per lei una sconfinata ammirazione, che a volte li porta a sfidare il comune senso del pudore pur di magnificare le sue gesta.
Ma tutti questi signori, caro presidente, sono soltanto una parte minoritaria di un paese dove ci sono altri tipi di preoccupazioni, come ha ben spiegato su queste pagine l’economista Guido Ortona citando l’ultimo rapporto annuale di Eurispes: Il 45,3% delle famiglie fa ricorso ai risparmi per arrivare a fine mese, e solo il 35,3% non ha difficoltà a farlo. Fra chi deve pagare un mutuo, il 43% ha difficoltà a stare al passo con le scadenze, e lo stesso vale per il 46% di coloro che devono pagare un affitto. Il 35,7% delle famiglie ha chiesto un aiuto economico a parenti o amici, il 13% degli intervistati è tornato a vivere con genitori o suoceri. Fra chi necessita dell’aiuto di una badante, il 31,6% ha dovuto farne a meno. Fra coloro che durante la pandemia sono tornati nella regione d’origine, il 28,8% ha dovuto farlo per mancanza di lavoro. L’ISTAT aggiunge che il 7,7% degli italiani vive in povertà assoluta (erano il 2,9% nel 2006, e sarebbero il 9,4% senza sussidi).
Comprensibilmente – aggiunge Ortona – viene registrato un netto peggioramento delle condizioni generali: il 59,1% ritiene che la situazione generale dell’Italia sia peggiorata nell’ultimo anno, a fronte di un 10,3% che ritiene che sia migliorata (queste percentuali salgono al 70% e al 12% se si escludono i “non so”); meno comprensibilmente (per chi crede alla narrazione ufficiale) il 47% prevede un peggioramento e solo il 6,4% un miglioramento (ovvero il 60% e il 6% se si escludono i “non so”).
La scarsa attenzione riservata dai media a questi dati non significa che non siano veri. Ed è anche per questo, caro presidente, che gli italiani non si stanno stracciando le vesti per la congiura di palazzo che l’ha travolto, e che lei ha reso possibile con una gestione del potere a dir poco criticabile, facendo di testa sua anche quando la prudenza avrebbe suggerito una maggiore collegialità nelle scelte, e una maggiore attenzione al comune sentire del paese. Lei ha creduto ai troppi adulatori che l’hanno descritta come l’unico in grado di salvare la patria in difficoltà, e ha pensato, sbagliando, che per questo gli italiani le dovessero non soltanto gratitudine, ma anche obbedienza.
Caro presidente, lei non è stato l’unico, nella storia tragicomica di questo disgraziato paese, che ha fatto il premier per la manifesta incapacità della politica di mettersi d’accordo su un nome condiviso. Le dicono niente i nomi di Ciampi, Dini e Monti? Con i loro pregi e i loro difetti, hanno fatto senza arroganza il loro dovere di traghettatori, e l’unico che ha dimostrato uno spessore politico superiore, Ciampi, è arrivato fino al Quirinale, dove lei qualche mese fa aveva fatto carte false per andare, senza per fortuna riuscirci.
E adesso? Adesso andremo a votare, a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura e senza drammi, con buona pace dei troppi profeti di sventura che preannunciano epocali disastri. Curioso, però. Nessuno di loro ha avuto finora il coraggio di esortarla a scendere in campo con una sua forza politica o alla guida di una coalizione di forze liberal-democratiche ispirata al sua illuminata azione di governo. Eppure, stando a decine di compiacenti sondaggi, lei sarebbe l’uomo politico più amato dagli italiani, quello in grado di fare la differenza. Basta crederci.
Battista Gardoncini