Il dibattito sul prossimo segretario del PD non mi appassiona. Di questo partito nato male non ho mai condiviso la velleitaria pretesa di autosufficienza elettorale, ma per molti anni ho ceduto al ricatto del voto utile e ho dato il mio riluttante sostegno a tutta una serie di candidati indigeribili. Poi è arrivata la squallida figura di Matteo Renzi, che ha contribuito in modo decisivo allo scioglimento degli ultimi dubbi. Un partito arrivato a scegliersi come segretario, e poi come premier, un lestofante come lui non faceva per me.
E continua a non fare per me oggi, visto che quel partito sta seriamente pensando di eleggere come segretario il suo ex-amico Bonaccini, con gli occhiali a goccia e l’eloquio di un bulletto di provincia spacciato per modernità di pensiero. Occhiali a parte, a me pare che in questo modo il PD stia semplicemente mettendo le carte in tavola, presentandosi agli italiani per quello che è: un partito di centro capace di qualunque manovra pur di garantire ai suoi gruppi dirigenti un congruo numero di poltrone, impregnato di liberismo in campo economico e sociale, filo atlantico in politica estera e sostanzialmente non interessato a rimettersi in discussione nonostante i ripetuti disastri elettorali. Tutto il resto è fuffa, compresa la candidatura “alternativa” di Elly Schlein, prodiga di dichiarazioni sui temi più futili e molto abile a glissare su quelli che contano davvero.
Insomma, gli amici del PD facciano un po’ quello che vogliono, tanto non li voterò più. E, stando ai risultati delle ultime elezioni e agli impietosi sondaggi di questi ultimi giorni, sono in tanti a pensarla come me. I Cinque Stelle sono ormai il secondo partito italiano, e Giuseppe Conte, libero dai pesanti condizionamenti di Grillo, sta abilmente manovrando per occupare le praterie lasciate libere a sinistra dalle dissennate scelte strategiche e tattiche di Letta e dei suoi luogotenenti. Non tutto quello che dice mi piace, ma il fatto che i poteri forti abbiano scatenato la declinante potenza dei loro giornali e delle televisioni per attaccarlo – pensiamo al grottesco tentativo di attribuirgli la responsabilità della frana di Ischia – mi fa pensare che oggi rappresenti l’unica possibilità di un reale cambiamento del paese.
Non so quanto durerà il governo di questa destra sgangherata. Visto lo stato comatoso del PD e dei suoi cespugli potrebbe andare avanti fino alla fine della legislatura. Ma di una cosa sono sicuro. Se Giorgia Meloni, travolta dalle difficoltà, cadrà prima del tempo, spero caldamente di non vedere nascere un altro governo di salute pubblica con un salvatore della patria della forza dell’ottimo Draghi. Meglio, molto meglio, tornare al voto. Che oggi darei a Conte.
Battista Gardoncini