Non ero in piazza Vittorio con il naso all’aria per le Frecce Tricolori. L’ho attraversata in moto pochi minuti prima, quando la gente si stava radunando, e pochi minuti dopo l’esibizione, quando se ne stava andando. Posso confermare che c’erano migliaia di persone, ma quasi tutte avevano la mascherina, erano raggruppate per nuclei famigliari o di amici, ed erano controllate da parecchie pattuglie di vigili urbani e polizia. Non so dire se la distanza interpersonale di un metro di cui parla il decreto per la fase due fosse rispettata da tutti, ma mi è parso che molti ci mettessero un po’ di attenzione.
Ricordo di avere pensato che io al loro posto non sarei andato in piazza. Ma anche di non avere diritto di giudicare le scelte altrui, e che quegli aerei in cielo, con le loro scie tricolori, erano qualcosa di più di una esibizione. Erano il simbolo di un ritorno a una vita normale dopo le restrizioni degli ultimi due mesi, forse prematuro, forse un po’ rischioso, ma evidentemente per molti necessario.
Tornato a casa, ho scoperto che su quella gente in piazza i social stavano rovesciando torrenti di insulti: tutti incoscienti e criminali, e incoscienti e criminali anche quelli che li avevano istigati, a cominciare dal governo colpevole di “avere organizzato l’esibizione quando avrebbe potuto spendere meglio i soldi per aiutare le famiglie in difficoltà”. E che dire delle forze dell’ordine, che non erano intervenute per disperdere la folla – strano che nessuno abbia invocato l’uso degli idranti, ma forse qualcuno lo ha fatto e non me sono accorto – e della sindaca, “la solita incapace che non aveva previsto l’assembramento”?
Anche i giornali di questa mattina traboccavano di indignazione a stento repressa, con il consueto contorno di polemiche politiche e l’immancabile commento del virologo di turno. E proprio in queste ore le testate on-line stanno rincarando la dose perché nelle altre città sorvolate dalle Frecce Tricolori, esattamente come a Torino, la gente scende in strada per fotografare e applaudire.
Tutti abbiamo visto le terapie intensive intasate e le bare trasportate sui camion dell’esercito. Tutti abbiamo avuto paura e ancora l’abbiamo, per noi e per i nostri cari. Esorcizzarla restando per una mezz’ora in una piazza inondata di sole con il naso all’insù – ovviamente coperto dalla indispensabile mascherina – può forse esporci a qualche rischio, ma non è espressamente vietato dalle norme della fase 2. E’ vero che se molti scelgono contemporaneamente di uscire di casa si possono creare assembramenti, come è accaduto in piazza Vittorio e per il ritorno della movida. Ma questo non rende più simpatici quelli che preferiscono restare a casa e sfogano le loro frustrazioni trinciando livorosi giudizi sui social.
Battista Gardoncini