Mi perdonerà Giacomo Leopardi per il sacrilego gioco di parole sull’incipit delle sue “Ricordanze” (titolo anche di un celebre film di Michelangelo Antonioni). Ma vorrei tentare qualche riflessione sulla polemica che da giorni arde sotto sole d’agosto per la cattura e successivo abbattimento, sabato sera, da parte delle guardie forestali del Trentino di un orso femmina, conosciuta con il codice KJ2. Lo stesso presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, aveva impartito l’ordine dopo che un uomo era stato aggredito dall’animale il 22 luglio durante una passeggiata nei pressi del Lago di Lamar, riportando ferite – non gravissime pare – a un braccio e alle gambe. Bisogna garantire la sicurezza delle persone, ha spiegato Rossi. La bestiona, 14 anni e 133 chili di peso, era infatti recidiva, già nel 2015 a quanto pare aveva aggredito un escursionista nella stessa zona. Apriti cielo, l’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, ha scritto in un comunicato che “quello che si è consumato in Trentino è un vero e proprio delitto, un crimine contro gli animali, la natura, la biodiversità”. Michela Brambilla, ex ministra del Turismo tra il 2009 e il 2011 e animalista fervente, invoca “chiarezza in tutte le sedi, politiche e giudiziarie, finché non sapremo tutto quello che c’è da sapere, finché non saranno individuati i responsabili, finché i responsabili non pagheranno”. Bum! Non che gli animali selvatici non vadano salvaguardati, per carità. Poi gli orsi fanno simpatia, soprattutto quando sono piccoli. Anche perché questa povera KJ2 non era certo il grizzly che aggredisce Leonardo di Caprio in The Revenant del regista messicano Alejandro Iñárritu. Si poteva ragionare, si poteva aspettare, darle ancora una possibilità? Forse sì, ma come sempre per tentare di capire è bene allargare l’inquadratura. Primo: gli orsi sono una specie in via d’estinzione sulle Alpi, da anni si sta attuando perciò un costoso progetto di ripopolamento, che macina fondi europei per milioni di euro. In Trentino ne sono stati lanciati alcune decine, e ora se ne contano più di cinquanta esemplari nel boschi, che inevitabilmente d’estate si popolano di turisti. Secondo: cosa volete che facciano gli orsi? Quello che la natura gli detta: sono attirati dalle cibarie e le femmine quando hanno dei cuccioli diventano feroci. Se si pensa si relegarli al ruolo di Yoghi in artigli e pelo si commette un errore funesto. Per loro e per noi. Non basta ripopolare, bisogna anche, anzi prima, preparare il terreno e gli uomini. Terzo: il fatto è che è ormai tutto è finto, anche in natura, anche gli orsi cosiddetti selvatici non hanno niente di naturale: sono deportati dalla Slovenia, analizzati, vaccinati, timbrati e muniti di radiocollare. Non gli mettono nomi affettuosi, ma quel gelido codice alfanumerico. Non è violenza anche questa? A me sembra tutto molto triste. Vaga pelle dell’orsa, io non credea tornare ancor per uso a contemplarti nei boschi del Trentino…
Orlando Perera