Il piano B di Mattarella

E’ davvero difficile credere che il presidente della repubblica Mattarella  abbia preso la dirompente decisione di bloccare la nascita del nuovo governo a causa del piano B sull’uscita dall’euro elaborato a suo tempo dall’economista Paolo Savona, se non altro perché il candidato alternativo che il presidente aveva proposto a Lega e Cinque Stelle, il leghista Giorgetti, aveva in passato sostenuto le stesse idee di Savona senza scandalizzare nessuno.

Adesso può davvero succedere di tutto, anche il peggio.  Ma Mattarella è un politico troppo accorto per avere aperto una crisi istituzionale di questa portata senza aver pensato alle possibili conseguenze. L’incarico a Carlo Cottarelli è un tentativo di guadagnare tempo, perché nell’attuale parlamento non ci sono i numeri per la fiducia all’ex commissario alla spending review liquidato da Renzi a causa delle sue idee ultra liberiste. L’uomo che voleva licenziare metà degli statali per “avere i conti in ordine” dovrà accontentarsi di gestire l’ordinaria amministrazione per portare il paese a nuove elezioni in autunno. Dunque è presumibile che anche Mattarella abbia in mente il suo piano B. Resta da vedere quale.

Forse è possibile una risposta a partire dai numeri. Oggi alla camera il centro destra composto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha 261 parlamentari, i Cinque Stelle ne hanno 222, il PD 111. Senza alleanze tra forze eterogenee, tutti sono lontani dalla soglia di maggioranza di 316. Al senato il centro destra ha 137 eletti, i Cinque Stelle ne hanno 109, il PD 52. La soglia di maggioranza è fissata a 161, e anche qui per governare servono alleanze tra forze eterogenee. 

Ma non è affatto detto che queste alleanze siano ancora necessarie dopo le prossime elezioni, che si svolgeranno con lo stesso sistema elettorale e con le stesse forze politiche in campo. E’ infatti molto probabile che La Lega e i Cinque Stelle, anche correndo divisi, incrementino i consensi grazie alla decisione di Mattarella. Però con una significativa differenza. Ai Cinque Stelle in corsa solitaria  occorrerebbe un vero e proprio exploit per raggiungere l’obiettivo del 40%, oltre il quale scatta il premio di maggioranza.  Al contrario, al centro destra unito basterebbero un buon risultato della Lega e un recupero di Forza Italia, possibile grazie alla ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi, appena riabilitato dal tribunale di Milano.

Il Berlusconi imprenditore ha sempre ben chiare le ragioni del portafoglio.  Al di là delle dichiarazioni di facciata contro l’Europa dei poteri forti, è difficile immaginare che voglia rinunciare a cuor leggero alla libertà di manovra garantita nei mercati europei, dove ha fatto e fa gli affari migliori. E’ dunque probabile che con i voti dei fedelissimi e la capacità di persuasione delle sue televisioni sia in grado di stemperare l’antieuropeismo  degli alleati, utile per per la propaganda, ma pericoloso per l’equilibrio del sistema.  E questo Mattarella lo sa benissimo, visto che prima del voto di marzo una delle ipotesi di governo più accreditate prevedeva che il PD e Forza e Italia sostenessero insieme un governo nel nome del superiore interesse del paese.

Questo ci porta al terzo incomodo, il centro sinistra che si è presentato diviso all’appuntamento di marzo ed è ancora  privo di idee e di una leadership riconosciuta.  Se non interverranno fatti nuovi prima dell’autunno sembra che sia destinato a restare al palo.  Perfino una  raffazzonata unità in nome dell’emergenza democratica potrebbe non essere sufficiente. Ma i suoi voti, ibernati in questa fase dalle miopi scelte dei dirigenti saliti sull’Aventino a mangiare pop corn, potrebbero finalmente tornare in gioco. E anche questo è ben chiaro a Mattarella.

Per tutti questi motivi io penso che il presidente della repubblica  abbia puntato le sue carte sulla vittoria piena del centro destra  alle prossime elezioni d’autunno. A quel punto i Cinque Stelle resterebbero fuori dalla stanza dei bottoni, Salvini dovrebbe comunque confrontarsi con il suo principale alleato, e il PD potrebbe ritagliarsi un ruolo importante all’opposizione. Come prospettiva non è esaltante, ma i piani B non lo sono mai.

Battista Gardoncini

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