Nella rissa referendaria di questi giorni entrambe le parti preferiscono i colpi bassi al ragionamento. Una deriva probabilmente inevitabile, vista la strada della personalizzazione che Renzi ha voluto imporre alla consultazione contro l’opinione di uomini esperti come l’ex presidente Napolitano, ma non per questo meno sgradevole.
Tra tutti i colpi bassi, quello di liquidare gli avversari accusandoli di “populismo” è uno dei più usati, e anche dei più fastidiosi. Piace a molti pasdaran del sì e anche a qualche esponente del no. Ed è sgradevole perché non ha nulla a che vedere con l’oggetto del contendere.
Storicamente i primi populisti furono russi. I servi della gleba, formalmente affrancati dallo zar nel 1861, erano rimasti poveri e sfruttati esattamente come prima. Il movimento populista si batteva per migliorare le loro condizioni e sosteneva la necessità di tornare a forme di socialismo rurale tipiche della società russa delle origini. Nel corso degli anni, però, si svilupparono correnti di pensiero e di azione molto diverse. Si richiamarono al populismo moltissimi raffinati intellettuali, partiti come i socialisti rivoluzionari protagonisti insieme ai marxisti delle rivoluzione del 1905 e del 1917, e perfino i terroristi che nel 1881 assassinarono lo zar.
Comunque lo si voglia giudicare, il populismo è una cosa seria. Lo fu anche negli Stati Uniti, dove fu attivo un partito del popolo, e successivamente in altre parti del mondo. Di populismo si parlò ad esempio con riferimento all’azione politica di Peròn in Argentina, di Chavez in Venezuela, e oggi si tende a usare questo termine per definire movimenti anche molto diversi tra di loro, ma caratterizzati da un comune riferirsi al popolo in quanto soggetto virtuoso, contrapposto alle élite che tentano di condizionarlo.
Va anche sottolineato che della connotazione negativa che ha questo termine in Italia non c’e’ quasi traccia nel mondo anglosassone. E se non ne siete convinti, andate a rileggervi quel che ha detto il presidente Obama a proposito di Trump, che secondo lui non è populista perché un vero populista è una persona che si batte per gli interessi del popolo. Lo stesso Trump, d’altra parte, ritiene che la sua elezione abbia aperto un nuovo capitolo nella storia del populismo mondiale. E di rinascita del populismo parlano, con il distacco degli scienziati e senza demonizzazioni, i ricercatori di Harvard analizzando fenomeni come la Brexit e la vittoria di Trump.
Fa dunque un po’ specie che tante nullità politiche nostrane usino il termine a sproposito, all’unico scopo di insultare l’avversario e di non riconoscere la fondatezza delle sue posizioni. Fa specie, ma non dobbiamo stupircene. Chi è senza idee e senza ideali, e considera la politica un mestiere come un altro, difficilmente ha il tempo e la voglia di studiare. Se lo facesse, scoprirebbe che sono quelli come lui a alimentare il populismo. E che quel populismo, prima o poi, li seppellirà.
Battista Gardoncini