Come prima, peggio di prima. Per chi sperava in un piccolo segno di discontinuità dopo la mazzata referendaria il varo del nuovo governo è stato una doccia fredda, simboleggiata dalla promozione di Maria Elena Boschi a sottosegretario alla presidenza del consiglio. Aveva detto che se ne sarebbe andata con Renzi, invece resta, insieme all’amico Luca Lotti nominato per l’occasione ministro dello sport, per fare il cane da guardia del renzismo nella improbabile ipotesi che Paolo Gentiloni possa decidere in futuro di fare di testa sua. E restano in pista anche ministri come Marianna Madia, autrice di una riforma della pubblica amministrazione appena bocciata dalla consulta, Giuliano Poletti, il ministro del Jobs Act e dei voucher, Angelino Alfano che lascia gli interni, dove arriva Marco Minniti, e si prende gli esteri. Confermati anche gli altri, da Padoan all’economia alla Pinotti alla Difesa. Paga per i disastri della buona scuola Stefania Giannini, sostituita dalla ex sindacalista Valeria Fedeli, mentre alle riforme va Anna Finocchiaro.
Nel caso che qualcuno non lo avesse capito, Paolo Gentiloni ha presentato il suo governo sottolineando che agirà nel solco di quello precedente. Resta da vedere per quanto, perché sono rimasti fuori i verdiniani che minacciano sfracelli. I loro voti al senato potrebbero risultare determinanti, ma in politica nulla accade per caso, e in molti scommettono che l’esclusione sia stata concordata. Il loro sostegno arriverà fino a quando Renzi lo riterrà necessario, e verrà a mancare quando l’ex premier si sentirà abbastanza forte per far cadere il governo e andare alle elezioni come candidato premier di un centro sinistra liberato dalle scorie di chi secondo lui lo ha tradito.
Un gioco di palazzo ben congegnato, l’ennesimo azzardo di un uomo piccolo piccolo, bocciato dagli italiani e deciso a tutto pur di prendersi la rivincita. E per questo pericoloso. Non è detto che gli riesca, perché quando si andrà a votare saranno in molti a ricordarsi degli errori fatti e delle promesse non mantenute. Ma la sconfitta, purtroppo, non sarà soltanto sua.
Battista Gardoncini