La data delle elezioni non è ancora stata fissata. Della legge elettorale nessuno si preoccupa più. I partiti parlano per slogan, alcuni confusi, altri truculenti, altri ancora lunari nella loro inconcludenza. In compenso incominciano a farsi avanti gli aspiranti leader. E non c’è da stare allegri.
Salvo sorprese nelle urne digitali i Cinque Stelle punteranno su Luigi Di Maio, attuale vicepresidente della Camera. La parlantina è sciolta, ma i suoi bisticci con il congiuntivo hanno fatto epoca. I titoli di studio si fermano alla maturità e anche le competenze acquisite nel corso degli anni lasciano un po’ perplessi, almeno a giudicare dalle infelici esternazioni in materia istituzionale che hanno costellato la sua carriera politica. Ma va detto che il giovanotto è in buona compagnia: sono tanti, e di ogni colore, i politici che hanno trascurato gli studi per dedicarsi anima e corpo alla gestione della cosa pubblica. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Più incerta la situazione negli altri partiti. Secondo gli ultimi sondaggi un centro-destra unito potrebbe vincere le elezioni. All’orizzonte, però, non si è ancora profilato un candidato in grado di mettere d’accordo Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia. Mentre l’ineleggibile Berlusconi spera nella valanga di ricorsi presentati dai suoi avvocati, Salvini e Giorgia Meloni stanno alla finestra, e sperano. C’è da scommettere, comunque, che alla fine salterà fuori un nome diverso e più gradito al vasto e differenziato bacino elettorale moderato.
Il centro sinistra al governo avrebbe un candidato naturale, il presidente del consiglio in carica Paolo Gentiloni. Ma per ora ci si limita a sussurrare il suo nome nei corridoi, e chi lo fa circolare è visto alla stregua di un traditore. Incombe l’ombra di Matteo Renzi, l’uomo che negli ultimi anni è riuscito nella difficile impresa di farsi sconfiggere in tutti gli appuntamenti elettorali che contavano, ad eccezione delle primarie del partito. La fiducia del PD nel suo segretario ha dell’incomprensibile. Potrebbe forse essere scossa dal disastro annunciato nelle amministrative siciliane, ma Renzi ha fatto terra bruciata attorno a sé, e non è detto che ci sia il tempo per rimettere insieme i cocci. Le difficoltà che accompagnano gli sforzi dell’ex sindaco di Milano Pisapia e di altri politici vecchi e nuovi per costruire una alternativa capace di attirare i milioni di elettori in fuga non promettono nulla di buono. E certo non aiuta il campo progressista la poco esaltante prospettiva di un risultato elettorale senza vincitori, che aprirebbe la strada a un governo di coalizione con gli ex avversari del centro destra. Pubblicamente tutti la negano. In privato sono in molti a volerla, e sono al lavoro per cercare il nome giusto per guidarla. E pazienza se agli elettori non piacerà.
Battista Gardoncini