Caro Babbo Natale,
tutto sommato quest’anno sono stato abbastanza buono. Non buonissimo, perché il carattere è quello che è. Ma neppure cattivo. Non ho picchiato nessuno, ho insultato soltanto quelli che proprio se lo meritavano, e, a differenza di molti politici di mia conoscenza, ho contenuto nei limiti della decenza le azioni moralmente riprovevoli.
Per questo mi sento autorizzato a chiederti di farmi trovare sotto l’albero un regalo che a te non costerebbe quasi nulla, ma renderebbe migliore la mia vita, e forse anche quella degli altri.
Ti prego, Babbo Natale, fai sì che gli italiani imparino a usare le rotatorie. Non sai che cosa sono? E’ comprensibile, visto che tu viaggi in cielo con la tua slitta trainata da renne, e devi tuttalpiù fare attenzione a qualche drone sfuggito al controllo. Ma per noi comuni mortali le rotatorie, familiarmente dette rotonde, sono un tipo di intersezione a raso fra due o più strade, dove l’incrocio è stato sostituito da un anello stradale a senso unico che si sviluppa attorno a uno spartitraffico di forma più o meno circolare. Wikipedia sostiene che le rotonde siano state pensate per moderare e snellire il traffico. E nella maggior parte dei paesi è esattamente quello che fanno. Qui in Italia, invece, qualcosa è andato storto, e ha sortito effetti opposti e devastanti.
Perché? Studio il problema da anni, e direi che i guai dipendono da due ordini di fattori. Il primo è meno grave: i nostri amministratori si sono lasciati prendere la mano. Sempre alla ricerca di opere pubbliche di grande effetto visivo e di costo irrisorio, da gonfiare eventualmente in sede di appalto, hanno piazzato rotatorie a tutti gli incroci, incuranti della mancanza di spazio per lo spartitraffico centrale. Al suo posto, di solito, c’è un piccolo e quasi invisibile rigonfiamento in porfido, che nel giro di pochi mesi viene livellato dal continuo passaggio degli automezzi. La rotonda scompare, e tutto torna alla normalità fino all’appalto successivo.
Ben più serio è il problema delle vere rotatorie, quelle che hanno sostituito i semafori nei grandi incroci. Qui lo spartitraffico non si può ignorare, anche perché di solito viene abbellito con monumenti e composizioni floreali di altezza sufficiente per impedire la visuale dell’automobilista di passaggio. Ma il problema non è lo spartitraffico, caro Babbo Natale. Il problema è proprio lui, l’automobilista di passaggio, l’italiano medio che tanti guai ha provocato al paese dopo l’introduzione del suffragio universale. E questo perché i suoi occhi vedono una rotatoria, ma il suo cervello, incapace di adattarsi alla novità, pensa che sia un semaforo. Quindi inchioda appena intravede tra gli arbusti dello spartitraffico un’altra automobile, che a sua volta sta inchiodando perché ne ha vista un’altra, che a sua volta sta inchiodando perché ne ha vista un’altra ancora. Che, trattandosi di una rotatoria, altro non è che la sua. Tutti si fermano, ci pensano quel tanto che basta per capire di non essere davanti a un nuovo tipo di semaforo senza le lucine rosse e verdi, e all’improvviso ripartono. Tutti insieme, strombazzando per avere la precedenza.
E qui, caro Babbo Natale, arriviamo al mio regalo. Potresti far sì che questa notte, all’improvviso, tutti gli italiani capissero che cosa è una rotatoria, e imparassero a entraci a velocità moderata, senza frenare se non in caso di necessità, tenendo conto del fatto che quell’auto a duecento metri di distanza non è una formula 1 e non costituisce un pericolo immediato? So di chiedere molto. Ma, come ti dicevo, tutto sommato quest’anno mi sono comportato abbastanza bene.
Battista Gardoncini
PS.
Se vuoi portarti avanti con il lavoro, ti annuncio che l’anno prossimo, se sarò ancora vivo e mi sarò comportato decentemente, ti chiederò di insegnare a tutti gli italiani come si fa a uscire da una rotatoria senza ammaccare l’auto vicina. E’ difficile, lo so. Ma tu puoi tutto.