Roma è lontana. Le informazioni sulle vicende del comune arrivano da giornali e televisioni schierati in modo bipartisan contro Virginia Raggi, e quindi è molto difficile distinguere tra i fatti e la propaganda. Quegli stessi giornali e quelle stesse televisioni, in compenso, stanno facendo di tutto per portare a termine la “mission impossible” di renderla simpatica.
Si può guardare con sospetto alla sua gavetta legale negli studi degli avvocati Previti e Sammarco, dove certo non si entra per caso. Colpiscono sfavorevolmente i suoi discorsi, rigidamente ancorati a un testo scritto chissà da chi. Sconcertano gli errori fatti nella composizione della squadra di governo, impietosamente evidenziati dalle dimissioni di alcuni e dagli arresti di altri. Più in generale, si ha l’impressione che non sappia che fare per risolvere i problemi di una capitale trasformata in una fogna a cielo aperto dai suoi predecessori.
Però gli attacchi che ogni giorno colpiscono la povera Virginia sono troppi, e troppo concentrici, per non essere concordati. In alcuni casi sembrano al limite del pretestuoso, come quello del TAR, che ha sospeso la sua ordinanza sui botti di Capodanno, in tutto simile a quelle già in vigore in centinaia di città, in attesa di discutere nel merito a cose fatte, il 25 gennaio. O come quello dell’Oref, l’organo di revisione contabile del comune, che ha bocciato a sorpresa il bilancio di previsione 2017. Alcune delle motivazioni della bocciatura sembrano discutibili, perché esulano dalla sfera tecnica e si intromettono nell’ambito della discrezionalità politica. E le perplessità sono cresciute quando si è scoperto che uno dei componenti di quest’organo nominato durante la gestione prefettizia del comune ha un passato politico nel centro destra ed è imputato in un processo per bancarotta fraudolenta.
Che dire poi dell’avviso di garanzia che secondo alcuni giornali starebbe per essere inviato a Virginia Raggi nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio? Nel nostro ordinamento l’avviso di garanzia non è né una richiesta di rinvio a giudizio né tantomeno una condanna, ma una forma di tutela nei confronti di chi viene indagato, che in teoria dovrebbe essere noto soltanto all’interessato. In questo caso, però, si è andati oltre, perché non è finito in prima pagina un avviso di garanzia, ma l’annuncio che forse, non si sa quando e neppure perché, il sindaco di Roma potrebbe riceverne uno. Immaginate che cosa si sarebbe detto se la stessa cosa fosse accaduta con un sindaco di un altro colore politico. Oppure limitatevi a confrontare la gogna mediatica subita dalla Raggi con il trattamento in guanti bianchi che negli stessi giorni è stato riservato al sindaco di Milano Sala. Eppure lui un avviso di garanzia lo ha ricevuto davvero, per i pasticci dell’Expo.
Virginia Raggi ha le sue colpe. L’aver scelto come uomo di fiducia un personaggio chiacchierato come Raffaele Marra, mettendolo a capo di tutto il personale del comune, non depone a suo favore. Ma dal fiume di articoli e commenti che hanno accompagnato il recente arresto di Marra per corruzione quanti hanno capito che l’inchiesta riguarda episodi avvenuti nel 2013, quando in Campidoglio governava Gianni Alemanno? L’accanimento bipartisan nei confronti del sindaco di Roma è arrivato anche a colpire con pesanti allusioni la sua sfera privata ed è qualcosa che non ha precedenti nelle cronache politiche italiane, Tutto sembra lecito per far cadere l’usurpatrice che è arrivata in Campidoglio sull’onda del rifiuto generalizzato per la vecchia politica, e ha provato a far di testa sua per cambiare le cose. Senza dubbio ha sbagliato molto. Ma alcune decisioni, come il no alle Olimpiadi, hanno lasciato il segno. E chissà che non sia proprio quel no la causa principale dei suoi guai.
Battista Gardoncini