Due persone sono morte questa mattina in Val di Susa, travolte da una slavina mentre scendevano con gli sci dal Monte Terra Nera, nel territorio del comune di Cesana Torinese. Una terza persona è stata estratta viva dalla neve, e si trova all’ospedale di Susa. Gli sciatori facevano parte di un gruppo portato in quota da un elicottero della Pure Ski Company Helicopter Service, compagnia francese di stanza all’eliporto di Sauze d’Oulx, che aveva fatto del Terra Nera una delle mete preferite dei suoi voli. Sul luogo dell’incidente, che è avvenuto in una giornata soleggiata e molto ventosa, sono intervenuti gli uomini del soccorso alpino e della guardia di finanza, e ancora non è chiara la sua dinamica. Ma quanto è avvenuto riapre il dibattito sulla sicurezza di una pratica sportiva che porta in pochi minuti in un ambiente di alta montagna, di per sé sempre insidioso, persone che a volte non hanno una sufficiente consapevolezza dei rischi a cui vanno incontro.
Per quanto ci riguarda, non possiamo non essere d’accordo con quanto ha scritto pochi minuti fa l’Uncem Piemonte: “Non spetta certamente a Uncem attribuire responsabilità, neppure dopo questo ennesimo incidente, ma lo ripetiamo anni: la montagna non è un parco giochi, non è l’appendice ludica della città, non va sottovalutata per conformazione, necessità, rischi, condizioni. Tutti sappiamo benissimo che l’economia della neve, in molti distretti alpini della nostra regione, è fondamentale, è la principale fonte di reddito per quei Comuni, ha numeri che sfidano la crisi, in crescita. Le disgrazie sono molto legate al rischio umano – spesso sottovalutato, non ascoltando le indicazioni e le restrizioni di enti, associazioni, esperti dei territori – ma anche a un uso improprio e non sempre opportuno di diversi mezzi tecnici il cui impiego dovrà essere opportunamente normato e rianalizzato alla luce di queste tragedie. Sull’eliski il dibattito tra favorevoli e contrari prosegue da diversi anni, è stato condotto anche di fronte alla giustizia amministrativa (con ricorsi e controricorsi sulle leggi); vi è inoltre uno stato diverso di uso nelle regioni italiane. Anche la situazione normativa – ogni regione ha le proprie indicazioni e possibilità – ci fa dire che serve un’armonizzazione nelle politiche per la montagna – sul fronte economico, istituzionale, ludico-sportivo – a livello nazionale, intellettualmente onesto e collegato a quanto avviene in Europa lungo tutto l’arco alpino”.