di Linda Cottino – Mentre sull’asse Torino-Roma, le grandi kermesse cinematografiche si scontrano a suon di date, si conclude giovedì 17 maggio a Condove, con il film No Man’s Land di Danis Tanovic, la sedicesima edizione del più glocal Valsusa Filmfest, dedicato quest’anno al tema delle Terre Contese. La migliore tra le edizioni degli ultimi anni, secondo gli organizzatori. E certo non soltanto per l’evento che ha fatto il botto – la grandiosa serata sulla “montagna sostenibile” con Luca Mercalli e Mauro Corona, a cui sono accorse oltre 1500 persone – o per la partecipazione a sorpresa al liceo Rosa di Bussoleno di Paolo Bosusco, il tour operator valsusino rapito per 28 giorni dai maoisti indiani; ma soprattutto per la fine tessitura di eventi e di partecipazione che ha coinvolto l’intera Valle, da Avigliana a Bardonecchia, da Condove a Oulx, da Bussoleno a Mattie a Chianocco, creando incroci di popolazione, dai giovani delle scuole (giurati per i Documentari e a cui è stata affidata la premiazione conclusiva) fino ai partigiani dell’Anpi.
Oltre alle proiezioni dei film in concorso – ne sono arrivati 315 da diverse parti d’Italia e anche da Bulgaria, Francia, Inghilterra, Israele, Messico, Norvegia, Olanda, Scozia, Spagna e Svizzera, suddivisi nelle sezioni Cortometraggi, Documentari, Memoria Storica, le Alpi e Videoclip musicali – nell’arco di un mese, in nove comuni dell’alta e bassa Valle, si sono susseguiti convegni, reading, mostre e workshop con scrittori e alpinisti, fotografi e chef, attori e studenti, cooperanti e viaggiatori, che hanno portato ognuno la propria esperienza, accostando e arricchendo il filone cinematografico con la buona pratica del dialogo e dello scambio. Tradizione di cui la Valsusa, a dispetto dell’immagine mediatica che oggi va per la maggiore, è da sempre portatrice sana.
Il tutto sotto il cappello tematico delle Terre Contese, a cui nell’ambito del festival è stato dedicato un convegno – oltre che i film in concorso nella sezione Documentari –, che di là dall’aggancio d’attualità si è fatto spunto per una riflessione sull’elemento terra, primordiale e sostanziale nell’esistenza umana, attorno a cui si concentrano interessi e sensibilità differenti e che ancora e sempre vede scatenarsi conflitti sociali, quando non vere e proprie guerre.
Dopo sedici edizioni, il Valsusa Filmfest può ben dirsi molto altro da un semplice concorso cinematografico. Senz’altro un laboratorio diffuso di idee e di esperienze, che usa il cinema e il suo linguaggio come raccordo tra i mondi in cui la Valle mette radici – la Resistenza e la memoria storica, la montagna, il territorio e una certa idea di creatività.