di Victor Serge – La democrazia è fatta di regole, ma non sempre le regole garantiscono la democrazia. Quelle sulla rappresentanza – e cioè sui criteri che portano alla scelta degli eletti – danno a volte a risultati paradossali. Con l’attuale sistema elettorale Torino, che ha 900 mila abitanti, elegge in consiglio regionale 21 consiglieri, mentre la sua provincia, che di abitanti ne ha un milione e quattrocentomila, ne elegge 10. Cuneo, con 55 mila residenti, elegge 5 consiglieri. Novara, che di abitanti ne ha 105 mila, appena tre. E tra tutti i consiglieri piemontesi uno solo è diretta espressione di un territorio di montagna, chiara dimostrazione di quanta poca considerazione abbiano le terre alte nella politica di una regione per gran parte costituita da montagne e colline.
Per ovviare a questo deplorevole stato di cose i tecnici dell’UNCEM hanno elaborato la proposta di una nuova legge elettorale, che prevede un sistema proporzionale con il premio di maggioranza, senza listino. Ma la vera novità sarebbe la suddivisione del Piemonte in cinquanta circoscrizioni costruite tenendo conto sia del numero degli abitanti, sia dell’estensione del territorio. In pratica, ogni circoscrizione risulterebbe costituita da circa 85 mila persone e 550 chilometri quadrati di territorio, Torino ne avrebbe 23, di cui nove per il capoluogo. Alessandria 5, Asti 3, Biella 2, Cuneo 8, Novara 4, Verbania 2, Vercelli 3. Ogni collegio dovrebbe esprimere un consigliere, che rappresenterebbe un bacino abbastanza grande da evitare particolarismi, e abbastanza piccolo da favorire la conoscenza dei problemi concreti del territorio « In altre parole – spiega Enrico Borghi, presidente nazionale dell’UNCEM – una vera rappresentanza».
La riforma approderà in consiglio regionale con lo strumento della proposta di legge di iniziativa comunale, che richiede l’adesione di cinque sindaci. L’hanno firmata quelli di Alpette, Drogno, Canosio, Pomaretto e Ostana. Altre firme simbolicamente si aggiungeranno. «Presenteremo questa proposta in tutte le vallate – spiega il presidente regionale dell’UNCEM Lido Riba – perché una cosa deve essere chiara: la montagna non è appannaggio politico di qualche partito o gruppo. Questo è un lavoro che guarda al futuro».
In occasione della sua presentazione il progetto di riforma ha riscosso un certo interesse. Ma l’iter istituzionale per la sua approvazione sarà lungo, ed è facile prevedere che lungo il cammino incontrerà parecchi ostacoli, dentro e fuori il consiglio regionale. Il nuovo fatica a farsi a strada, e spetta anche agli abitanti della montagna far sì che la proposta non affondi nella palude della politica parolaia che di questi tempi va per la maggiore.
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Perfettamente d’accordo !!!!