L’idea è suggestiva: un unico parco, il Parco del Monviso, che ingloberebbe nel già esistente Parco del Po Cuneese, oltre all’area che circonda il Re di Pietra e la torbiera di Pian del Re, anche il bosco della Alevè in Val Varaita e il sito del Pra-Barant in Val Pellice. La giunta regionale l’ha messa nero su bianco nel disegno di legge che affronta il delicato tema del riordino delle aree protette piemontesi. Ma si è trovata di fronte alla decisa opposizione di una parte dei comuni interessati, ed è facile prevedere che avrà i suoi problemi a farla digerire a tutti gli interessati.
Tra i primi ad aprire il fuoco il sindaco di Bobbio Pellice Patrizia Geymonat. “Il parco – dice – potrebbe influenzare la vita dei nostri comuni per molti anni e non necessariamente in senso positivo. I dubbi riguardano in primo luogo l’impatto sul territorio. Bobbio, infatti, è una realtà in cui l’agricoltura ricopre un ruolo fondamentale, e un parco potrebbe portare a una difficile convivenza con i nostri contadini. Ci hanno detto che sarebbe una spinta importante per il turismo, e questo è sicuramente positivo. Ma non possiamo farlo a loro discapito”.
Per Patrizia Geymonat, inoltre, andrebbero chiariti meglio i rapporti all’interno del parco: “l’ipotetica area indicata per questo parco – dice – comprende soprattutto comuni del cuneese, ed è difficile capire con quali enti noi, rappresentanti di aree a prevalenza valdese, dovremmo confrontarci”.
Ma l’opposizione al parco non ha soltanto motivazioni campanilistiche. Casteldelfino è in una valle cuneese per eccellenza come la Val Variata, ma questo non ha impedito al sindaco Domenico Amorisco di avviare una raccolta di firme per contrastare il progetto sulla base di argomentazioni molto simili a quelle della collega.
Paolo Allemano, consigliere regionale e ex sindaco di Saluzzo, è invece ottimista. “Si tratta di vedere il parco come uno strumento di sviluppo – spiega – una struttura al servizio di chi lo abita nel rispetto di tutti i portatori di interesse, nessuno escluso.”
Facile a dirsi. Forse non altrettanto a farsi, almeno a giudicare dallo stato comatoso in cui versano attualmente i parchi e le aree protette della regione, alle prese con feroci tagli di bilancio e in qualche caso con il commissariamento di organismi dirigenti non particolarmente efficienti.