Gli ambientalisti umbri sono in allarme. Il motivo è legato a un possibile prelievo idrico dal fiume Nera, giudicato eccessivo. Il corso d’acqua nasce in territorio marchigiano, sui Sibillini, e vi scorre per una manciata di chilometri, prima di entrare in Umbria e dar vita alla Valnerina. Per quanti non conoscono la zona, rammentiamo che Il Nera è uno dei fiumi italiani di maggior portata e costanza d’acqua. La Regione Marche, che sulla base delle previsioni future delle variazioni demografiche, ipotizza un aumento di popolazione del 7.5% nel 2025 e del 14.5% nel 2050, nel progetto di Piano regolatore per gli acquedotti della regione ha proposto una diversa gestione delle risorse idriche. Oltre a una politica di risparmio delle acque, di ottimizzazione degli acquedotti, di una gestione agricola capace favorire il ritorno a coltivazioni tradizionali non irrigue, prevede un notevole potenziamento delle captazioni del Nera. Oggi il prelievo dal Nera è di 150 l/sec, ma gli ambientalisti si dicono certi che, entro il 2050, salirà a 550 l/sec. In uno scenario del genere, sostengono, il fiume non sarà più vitale e i suoi delicati ecosistemi subiranno danni pesanti. Il Parco dei Monti Sibillini ha già dato l’allarme ed elaborato materiali scientifici che dimostrerebbero l’incompatibilità ambientale del progetto marchigiano. Altri temono una futura guerra delle acque tra le due regioni. Al momento, tra le associazioni contrarie al progetto, ci sono Mountain Wilderness, Il Cai di Terni, Italia Nostra e il Movimento Acqua Pubblica.